La manovra da 21,5 miliardi che il governo italiano sta mettendo a punto – rivoluzionaria per un paese da anni impegnato nell’austerity – porterà a una crescita pari a 1,5% nel 2019, 1,6% nel 2020 e 1,4% nel 2021. Il rapporto tra deficit e Pil passerà dal 2,4% del prossimo anno al 2,1% del 2020 e all’1,8% del 2021.
Gli obiettivi sono indicati dal ministro dell’Economia Giovanni Tria in una lettera inviata alla Commissione Europea sulle cifre della Nadef e della legge di bilancio che Bruxelles sarà chiamata a vagliare.
Una lettera in cui Tria conferma che
“Ora si apre la fase di confronto con la Commissione europea, che potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita del Governo delineata dalla manovra. Come è avvenuto all’interno del Governo, auspico che il dialogo con la Commissione Europea rimanga aperto e costruttivo, tenendo conto delle reali esigenze di cittadini e imprese e del ruolo che svolgono le Istituzioni. In questo dialogo il Governo si presenta compatto e fiducioso”
Tria definisce “coraggiosa e responsabile” la manovra, che dei 21,5 miliardi di euro complessivi previsti prevede di dedicarne ben 16 a reddito e pensione di cittadinanza e 2 alla flat tax. A questa somma andranno ad aggiungersi ulteriori 12,4 miliardi di euro per poter sterilizzare l’aumento dell’IVA nel 2019.
DEF: 16 miliardi solo per reddito e pensioni minime
Nel pubblicare i nuovi obiettivi di crescita e di finanza pubblica, Palazzo Chigi spiega in una nota che sono previsti 9 miliardi per reddito e pensioni di cittadinanza da 780 euro, più altri 7 per ‘quota 100’, l’accesso anticipato alla pensione con 62 anni di età e minimo 38 anni anni di contributi.
Le risorse per i centri per l’impiego (1 miliardo), la flat tax su partite Iva e piccole e medie imprese (2 miliardi), le assunzioni straordinarie nelle forze dell’ordine (1 miliardo), i risparmiatori truffati (1,5 miliardi) “sono previste in altri capitoli di spesa”, si legge nella nota di diffusa ieri sera alle 22.
Il ministro del Tesoro spiega che la manovra conterrà “maggiori risorse per gli investimenti pubblici e privati, minore pressione fiscale sulle piccole e medie imprese e sui lavoratori autonomi, spinta al ricambio generazionale sul mercato del lavoro e sostegno ai soggetti più vulnerabili”.
Intanto il Def, che è ora approdato alle Camere, conferma gli obiettivi, i tempi di attuazione delle riforme e le cifre. Previsti 9 miliardi per il reddito e pensioni di cittadinanza e 7 per la quota cento.
Le risorse per altre misure, centri per impiego (1 miliardo), flat tax (2 miliardi), assunzioni straordinarie per le forze dell’ordine (1 miliardo), truffati per le banche (1,5 miliardi) sono previste in altri capitoli di spesa.
Per quanto riguarda l’IVA, gli aumenti delle imposte indirette previste dalle clausole di salvaguardia verranno completamente sterilizzati nel 2019 e parzialmente nel 2020 e 2021. Le clausole valgono 12,5 miliardi nel 2019 e 6,7 miliardi aggiuntivi nel 2020.
“Nel Programma di Stabilità 2019 – si legge ancora – sarà presentato un piano di intervento volto a sostituire le residue clausole di salvaguardia con interventi di riduzione della spesa e di potenziamento dell’attività di riscossione delle imposte”.
Confermata la discesa del Debito/PIl, che segnerà una flessione dal 131,2% del 2017 al 126,7% del 2021, passando attraverso il 130,9% di quest’anno, al 130,0 del prossimo e al 129,2% del 2020.