Strada sempre più ripida per il Def, Documento di economia e finanza: con la revisione al rialzo del rapporto deficit – Pil comunicata dall’Istat, il rischio che i conti pubblici italiani non trovino il gradimento da parte di Bruxelles si fa maggiore. L’Istituto nazionale di statistica ha rivisto al rialzo dall’1,9% al 2,3% il rapporto deficit – Pil, un valore superiore alle indicazioni contenute nell’aggiornamento al Def, dove il deficit 2017 era previsto al 2,1% del Prodotto interno lordo.
Il nuovo dato comprende l’impatto delle operazioni sulle banche in difficoltà, fra cui le ex popolari venete, che pesano per circa 6,3 miliardi sull’indebitamento 2017: a confronto con il 2016, quando il rapporto era del 2,5%, comunque l’incidenza dell’indebitamento sul Pil migliora. Sale anche secondo l’Istat, il rapporto debito – Pil, che il 1 marzo era stimato al 131,5% e arriva ora al 131,8 per cento, maggiore rispetto al 131,6% della Nota di aggiornamento al Def.
Con queste percentuali, sono più stretti i margini per mettere in campo interventi di politica economica di vasta portata, come il reddito di cittadinanza o la flat tax. Scrivere la parte programmatica del Def spetterà al nuovo governo. Ma sulla base dei numeri ottenuti al Parlamento, Lega e Movimento 5 Stelle spingono per lasciare già ora, almeno nelle risoluzioni al Def, la propria traccia, con un riferimento ai provvedimenti su cui più hanno puntato in campagna elettorale.
Ma il rischio maggiore dietro le nuove percentuali su deficit e debito è che in sede europea i conti italiani possano dover passare per una manovra correttiva. Che potrebbe essere più pesante rispetto ai 3,5 miliardi di correzione ipotizzati lo scorso autunno, che erano stati calcolati a partire dal presupposto che il deficit 2017 fosse al 2,1% del Pil.