Economia

Def, Tria si piega a volere Ue: “taglio debito, prima di tutto”

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Riduzione del debito pubblico prima di tutto. Giovanni Tria, neo ministro dell’economia, nel corso del suo primo intervento alla Camera in occasione del voto sulle risoluzioni al Def (quella di maggioranza è stata approvata con 330 voti a favore a Montecitorio e 166 al Senato), Tria ha messo nero su bianco le priorità del governo, strizzando l’occhio all’Europa, in attesa del vertice dell’Eurogruppo di giovedì 21 giugno.

“È bene non mettere a repentaglio” la discesa del debito/Pil, ha spiegato, perché rappresenta “una condizione necessaria per rafforzare la fiducia dei mercati, imprescindibile per la tutela delle finanze pubbliche, dei risparmi degli italiani e per la stabilità della crescita”.

Ma poi aggiunge:

Lo scenario tendenziale del rapporto deficit-Pil sarà oggetto di seria riflessione in sede di predisposizione del quadro programmatico” in stretta collaborazione con l’Unione europea. “Nel rispetto degli impegni europei e della normativa italiana si individuerà il percorso più adatto”, avendo d’occhio, ha spiegato, l’andamento del debito.

Non si è fatta attendere la risposta da Bruxelles:

“Siamo molto felici di quanto ha detto il ministro”, spiega da Bruxelles ai media una fonte tecnica, aggiungendo però che “si parlerà di flessibilità quando ci sarà un bilancio” per il 2019.

Sull’impianto della risoluzione di maggioranza sul Documento di economia e finanza, ancora suscettibile di modifiche, che approderà mercoledì 20 nelle Aule di Camera e Senato un’altra priorità è rappresentata dallo stop all’aumento dell’IvaLa risoluzione impegna l’esecutivo ad “assumere tutte le iniziative per favorire il disinnesco delle clausole di salvaguardia”, ovvero per trovare i 12,4 miliardi necessari per evitare l’aumento dell’Iva e delle accise che scatterebbe dall’anno prossimo.

Difficilmente la risoluzione potrà essere condivisa se, come previsto nella bozza, resterà il riferimento “alle linee programmatiche” indicate dal premier Conte. Il Pd ha già fatto sapere che non sottoscriverà un testo che implichi un voto a favore del contratto di governo. E Forza Italia dovrebbe essere sulla stessa linea. Nella versione finale del testo nessun riferimento esplicito dovrebbe essere fatto all’avvio della pace fiscale, cavallo di battaglia della Lega, rilanciato oggi da Garavaglia.

Reddito di cittadinanza e modifiche alla riforma Fornero non arriveranno, invece, prima della manovra. E il primo step, sul fronte pensioni, sarà probabilmente quota 100, overo l’accesso alla pensione con una combinazione di età anagrafica minima di 64 anni e probabilmente almeno 35 anni di contributi, che porti appunto alla somma di 100.