Sui mercati finanziari per il governo del cambiamento è una sconfitta senza appello quella subita nella partitq del deficit. La Borsa di Milano, affossata da una serie di tonfi nel settore bancario, cede quasi il meno 4% a un certo punto, con il listino Ftse MIB delle blue chip in chiara difficoltà. Si tratta del calo più accentuato in due anni di tempo per Piazza Affari. L’indice settoriale delle banche cede un perentorio -6,8%.
L’indice paneuropeo EuroStoxx 600 e i future sui principali listini azionari della Borsa Usa cedono terreno oggi il giorno dopo che il governo italiano ha dichiarato di fatto guerra alle autorità europee, alzando l’asticella del rapporto tra disavanzo pubblico e Pil al 2,4% nella legge di bilancio che sarà presentata in Parlamento.
Detto questo sul mercato obbligazionario, pur salendo sopra il 3,1%, i rendimenti sui Bond italiani di riferimento sono ancora lontani da soglia pericolo e l’ultima emissione sul primario dimostra che c’è ancora interesse per il debito italiano.
C’è ancora domanda per i Btp
L’asta di titoli a 5 e 10 anni giovedì scorso, nell’emissione tradizionale di fine mese per il Tesoro italiano, ha evidenziato una domanda decente e tassi addirittura in calo. Kathleen Brooks, research director presso Capital Index, pone l’accento sul rapporto di copertura dell’1,44, che rappresenta il miglior risultato da maggio.
Il costo che il governo ha dovuto sborsare per attirare gli investitori intanto è sceso al 2,9%, un rendimento decisamente più basso del 3,25% dell’ultima emissione. Chiaramente, anche sei l’esito dell’emissione ci dice che il mercato rimane fiducioso sul passaggio del testo (che comprende diverse manovre “generose” di espansione fiscale costose come reddito di cittadinanza e dual tax) e sulla possibilità di trovare un compromesso con le autorità Ue, l’asta si è tenuta prima che la situazione politico economica degenerasse.
Le incertezze sulla sostenibilità del debito pubblico rimangono:
“Questo piano di bilancio non è perfetto, il ministro moderato dell’Economia ha ceduto alle pressioni dei populisti. Resta da vedere come l’Italia sarà in grado di trovare un giusto equilibrio tra i tagli al fisco e le spese pubbliche”.
Per gli investitori sarà importante che il testo ottenga l’approvazione del parlamento. Se così fosse gli asset più rischiosi potrebbero trarne giovamento in europa, secondo Brooks. “È per questa ragione che l’euro si è ripreso dai minimi toccati sul dollaro in seduta e che i rendimenti dei Btp restano lontani dalla soglia di pericolo“.
Gestore SYZ AM: reazione mercati non sorprende
Secondo Antonio Ruggeri, gestore del fondo OYSTER European Corporate Bonds di SYZ Asset Management, la reazione dei mercati non dovrebbe sorprendere. “Di per sé non si tratta di un deficit di bilancio enorme (anche confrontandolo con quello di altri paesi), ma i titoli delle banche italiane e Ie obbligazioni subordinate sono stati colpiti duramente all’apertura della Borsa.
“È ancora difficile stabilire se la reazione del mercato sia ragionevole o eccessiva, ma la motivazione è evidente ed è collegata con l’impatto sui titoli di debito sovrano presenti nei bilanci delle banche e con l’impatto più indiretto sul processo in corso di pulizia dei bilanci dagli NPL“.
La quantità di debito italiano detenuta dalle banche inoltre è cresciuta durante l’estate di circa 400 miliardi di euro e “ciò, combinato con l’aumento degli spread, avrà di certo un impatto sulle entrate già nel 2018. Allo stesso tempo, l’impennata degli spread comporta costi di finanziamento più alti e uno scenario più difficile per la gestione degli NPL”.
“D’altro canto, vogliamo sottolineare anche come molto sia già stato fatto in termini di ricapitalizzazione e di dismissione degli NPL, e come ciò abbia reso le banche italiane molto più attrezzate di quanto non lo fossero nel 2011. Le prime 5 banche hanno accumulato più di 30 miliardi di nuovo capitale e perciò, quando tornerà la calma, potrebbero anche aprirsi delle opportunità nel settore, in cui al momento i titoli hanno visto un ribasso del 15% da inizio anno”.
Credibilità di Tria ne esce danneggiata
Nel breve termine, comunque, il problema principale rimarrà il debito sovrano. Ci sono almeno tre ragioni, a nostro parere, per cui i mercati stanno colpendo così duramente i titoli di stato italiani. Innanzitutto, e non è di certo una notizia, l’Italia ha oggi un rapporto debito/PIL molto alto (sopra il 130%) che, viste le attuali stime di crescita, probabilmente aumenterà ancora nei prossimi 3 anni.
In secondo luogo, dice sempre Ruggeri, “fissare un deficit per i prossimi 3 anni mostra una certa volontà di sfidare le istituzioni europee, cosa che innervosisce sempre gli investitori”.
Infine, “il deficit fissato è molto più alto di quell’1,6% che il ministro dell’Economia aveva promesso durante tutto il mese di settembre, cercando di rassicurare i mercati dopo che lo spread era balzato di nuovo a 300 punti base in agosto. Tria non si dimetterà, ma è inevitabile che la sua credibilità ne esca in parte danneggiata, essendosi dovuto arrendere alle pressioni delle forze politiche che costituiscono il governo”.
Schroders: risposta mercati esagerata
Secondo Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist di Schroders i mercati hanno avuto una reazione esagerata e “nel breve termine, ci aspettiamo che gran parte degli investitori torneranno a sostenere l’Italia”.
Nonostante tutte le turbolenze, il Governo mira ad allentare leggermente la politica fiscale e in una fascia tollerata dai mercati. Inoltre, i rendimenti offerti dall’Italia saranno difficili da ignorare, soprattutto quando gli investitori europei si troveranno ad avere poche altre occasioni di ottenere guadagni decenti. Ci aspettiamo che lo spread tra i bond italiani e quelli tedeschi si riduca nei prossimi mesi e che il flusso di notizie diventi più neutrale.
Assisteremo probabilmente al ritorno di un senso di calma, anche se il problema continuerà a persistere. Il Governo italiano non è diventato improvvisamente una coalizione di conservativi con idee fiscali liberali. La pantomima politica probabilmente si ripeterà ancora di questi tempi l’anno prossimo, quando si starà lavorando al bilancio 2020. Intanto, l’Italia rimarrà vulnerabile a qualsiasi colpo alla crescita, che sia di tipo ciclico o che si tratti di uno shock.
Sul lungo termine, siamo ancora preoccupati della sostenibilità dei finanziamenti pubblici italiani. Dati demografici poco incoraggianti, l’assenza di investimenti e una debole crescita della produttività causeranno probabilmente una stagnazione dell’economia che durerà per i prossimi decenni. Il debito probabilmente diventerà un problema ed essendo bloccata all’interno dell’unione monetaria, l’Italia non ha la possibilità di svalutare la moneta o di manipolare i rendimenti dei propri Titoli di Stato.
“Le preoccupazioni di lungo termine continueranno a esistere”, ma nel breve periodo, ribadisce Schroders, il “mercato sembra aver avuto una reazione eccessiva”.