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Deficit, Spagna e Portogallo risparmiate da Ue

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Dopo le raccomandazioni dello scorso 27 luglio, la Commissione europea ha confermato che nessuna sanzione verrà inflitta alla Spagna e al Portogallo per aver violato il limiti previsti per il deficit pubblico al 3% del Pil. Allo stesso tempo l’organo esecutivo dell’Unione europea ha disposto date certe entro le quali i due Paesi iberici saranno chiamati a far rientrare la propria spesa nei binari prestabiliti: nello specifico, la Spagna dovrà riportare il rapporto deficit/Pil al 3% entro il 2018, mentre il Portogallo disporrà solo di un ulteriore anno per riportare l’indicatore nei ranghi del 2,5% del Pil.

La decisione della Commissione Ue era largamente attesa e manifesta l’intenzione, da parte delle istituzioni europee, di mostrare particolare tolleranza nei confronti delle regole di bilancio, impopolari e spesso attaccate dalle forze euroscettiche in crescita in tutto il continente. La Spagna, spesso indicata come un modello di efficacia per le riforme attuate dal governo Rajoy e la ripresa economica successiva alla loro introduzione, ha sforato il tetto del deficit dal lontano 2008, ininterrottamente, con un rapporto che nel 2015 era ancora al 5,1% del Pil. La storia è analoga per il Portogallo: dal 2009 il deficit è rimasto costantemente al di sopra del 3% e, nel 2015, era ancora al 4,4%. La clemenza della Commissione Ue, anche per questo, non mancherà di suscitare le solite critiche da parte dei rigoristi dei conti pubblici, tipicamente di origine nordeuropea.
Ufficialmente la posizione dell’organo presieduto da Jean-Claude Juncker si è espresso morbidamente a causa di circostanze eccezionali, sulla falsa riga delle concessioni riconosciute l’anno scorso alla Francia.
Entro il 15 ottobre Madrid e Lisbona saranno tenute a presentare un documento programmatico inerente ai provvedimenti fiscali necessari a mostrare “azioni effettive” per il piano di rientro dal deficit eccessivo. Non sarà facile per una Spagna ancora alla ricerca di una stabile maggioranza di governo dopo due elezioni inconcludenti, a dicembre e a fine giugno.