Economia

Descalzi (Eni): “Il tetto al prezzo del gas non basta”. Cosa bisogna fare

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Per ridurre i prezzi dell’energia, il tetto al prezzo del gas non basta. Ne è convintol’amministratore delegato Eni, Claudio Descalzi che, ieri da Bruxelles, ha ribadito l’importanza della diversificazione delle fonti di approvvigionamento e gli investimenti in rigassificatori:

“Le condizioni per avere prezzi dell’energia più bassi non sono solo quelli di ridurli, di avere il price cap: non lo abbiamo avuto e stiamo sostituendo in tutta Europa il gas russo, però parliamo di 150-170 miliardi di metri cubi all’anno. Le condizioni per avere prezzi dell’energia ridotti sono poter diversificare le fonti di approvvigionamento, cosa che stiamo facendo con Qatar, Usa, Nord Africa e Africa Sub Sahariana e anche investire in infrastrutture, in rigassificatori. Vuol dire che in Europa bisogna capire qual è il ruolo del gas: se il gas non ci fosse in Europa nel prossimo futuro, non si possono fare investimenti e sarà come il cane che si morde la coda”.

Descalzi scettico su una piattaforma europea

Per quanto riguarda gli stoccaggi di gas, il numero uno di Eni afferma che “quest’inverno siamo tranquilli, grazie ai flussi dalla Russia”, ma dal prossimo marzo le riserve saranno finite. Nel 2023, l’Italia sostituirà parzialmente l’export russo con 7 miliardi di metri cubi di gas da altri Paesi“, tamponando la carenza di forniture. L’aspetto critico sarà piuttosto la capacità di ricezione dei nostri impianti, dato che gli attuali “rigassificatori sono occupati fino al 2026“. Se ci saranno i rigassificatori ce la faremo, altrimenti no”.

Poco o nessun entusiasmo è invece stato espresso per la piattaforma europea per gli acquisti comuni. “Probabilmente è uno dei possibili strumenti”, ha spiegato Descalzi, ma non bisogna dimenticarci che “si tratta di accordi fra privati non fra stati”. Il ceo di Eni ha poi definito “teorica” la partecipazione di Eni nell’iniziativa comunitaria. “Il mercato del gas si fonda su accordi fra imprese, ad eccezione del modello russo, che prevede uno stato che vende gas e dall’altra parte società private” che lo acquistano. Anche in Qatar “più o meno avviene lo stesso”. Ora, “l’Europa dovrebbe costruire una piattaforma con competenze commerciali, contrattuali, conoscenze profonde di un mercato globale, ed entrare nel merito della negoziazione con società private“. Solo così può funzionare, conclude l’ad, che ammette di non conoscere i dettagli del progetto Ue e che le sue riflessioni sono “una risposta molto generale”.