ROMA (WSI) – L’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, ha risposto con vigore alle accuse che hanno investito la compagnia petrolifera italiana in seguito al coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria sul petrolio in Basilicata, che ha portato alla sospensione della produzione in Val d’Agri. “Sono fiero di vivere in quella che alcuni definiscono una pattumiera: è casa mia ed è la più bella e pulita al mondo”, ha dichiarato Descalzi, ieri in audizione alle Commissioni sulle attività produttive di Camera e Senato, mentre sulla vicenda giudiziaria ha ribadito di “voler andare fino in fondo”.
“Come abbiamo detto chiaramente in una nota, non solo vogliamo andare al riesame ma abbiamo chiesto anche l’incidente probatorio. Non mi interessa tenere ferma la produzione, uno o due anni. Siamo sicuri di quello che abbiamo fatto, abbiamo speso miliardi per la qualità delle acque”.
Le conseguenze del blocco della produzione in Val d’Agri, ha poi aggiunto l’ad di Eni, avrà conseguenze anche per la raffineria di Taranto che “vive del petrolio della Val d’Agri”. Ora “in Val d’Agri non stiamo producendo”, quindi “ci saranno conseguenze” sull’impianto pugliese. La raffineria tarantina dovrà lavorare con petrolio proveniente da altrove con costi paria “4-5 dollari in più a barile”. “La raffineria di Taranto è a break even, tratta soltanto l’olio della Val d’Agri”, ha aggiunto Descalzi, “non ci sono margini altissimi, ma sta resistendo e riesce a sopravvivere”. Gli stoccaggi presenti nella raffineria, “sono per circa una settimana e quindi nel momento in cui è chiusa Val d’Agri bisogna subito trovare un’alternativa e fare arrivare l’olio via nave e questo dire costi e maggiore Co2”.