di Paolo Ceccherini
Collezionisti in crescita ed eventi dedicati sempre più numerosi. Come muoversi per comprare oggetti che diventano opere d’arte
Cresce l’interesse per il mercato del design da investimento, oggetti che sono diventati icone intramontabili. L’attenzione verso questi lavori è un fenomeno globale e i dati presentati da Arttactic parlano di una crescita delle aste dedicate al design del 60%, per un fatturato totale di 208 milioni di euro.
Le grandi case d’asta dedicano vendite monotematiche a questi capolavori e i risultati riescono a fare invidia alle più blasonate aste di pittura. Il record storico è del 2009 quando la collezione di oggetti di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé organizzata da Christie’s superò i 59 milioni di euro di fatturato.
Tra i top lot il Bar “YSL” del 1965 firmato Francois-Xavier Lalanne, partito da una stima di 300 mila euro e aggiudicato per oltre 2,7 milioni di euro. Del rapporto tra design, investimento e potenziale esprimibile dal made in Italy sul settore, abbiamo parlato con Roberto Ferrari ex direttore generale di CheBanca! e chief digital and innovation officer di Mediobanca. Figura di riferimento nel mondo fintech, ha deciso di lanciare DesignItaly.com con l’obiettivo di liberare il potenziale del design italiano nel mondo.
Dott. Ferrari, quale è lo stato del mercato dedicato al design?
“Il mercato del design è in fase di rapida ascesa. I prodotti italiani sono tornati prepotentemente di moda, forse perché hanno iniziato a ibridizzarsi con la domanda internazionale del lusso, alimentata a sua volta dalla crescita planetaria degli hnwi (high net worth indivuduals) in grado di spendere e apprezzare prodotti di qualità. In questo contesto il design italiano del ventesimo secolo, offre un’esplosione di creatività e soluzioni sconnesse tra loro, frutto di diversi percorsi concettuali, estetici e funzionali che continua a produrre una ricchezza di offerta unica. Al contrario altre scuole come quella Scandinava o Giapponese hanno concentrato le produzioni su uno stile dominante. Infine, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e di vendita digital sta funzionando da potente cassa di risonanza. Solo in Europa, per dare un numero, esistono 60 milioni circa di digital affluent ossia persone con un determinato tenore di vita che hanno dimestichezza con il web. Nei prossimi anni si stima che ci saranno altre 174 milioni di persone dei Paesi emergenti che saranno attratte dal bello e ben fatto”.
Quali sono i parametri per stimare il valore di un oggetto di design?
“Occorre prendere in considerazione alcune caratteristiche che rendono l’oggetto capace di conservare il valore nel tempo e di conseguenza di mantenersi apprezzato nel corso delle generazioni. La principale è quella della forma senza tempo, destinata a essere al di fuori delle mode. Un esempio sono le Poltrone Barcellona, progettate da Ludwig Mies van der Rohe con linee che le rendono ancora contemporanee. Un altro fattore importante è la rarità: al momento dell’acquisto è bene conoscere la tiratura dell’oggetto. Per esempio la bellissima Lockheed Lounge, firmata da Marc Newson, è stata prodotta in soli 10 esemplari e venduta a 1,5 milioni di sterline da Christie’s nel 2017. Infine, sempre più importante è la sostenibilità ambientale sia del processo di produzione che dei materiali di realizzazione degli oggetti. Il design italiano, nato nel dopoguerra come dimostrazione estetica e funzionale di modernità e di cura e ricerca dei materiali, si sposa perfettamente con questi principi. Non si può negare che una sedia di Giò Ponti o di Castiglioni siano nel loro genere opere d’arte uniche destinate a resistere nel tempo”.
Quali sono stili e trend in grado di catturare l’attenzione del mercato nei prossimi anni?
“Da una parte è già evidente un recupero del vintage e degli anni passati, dall’altra una fusione tra moda, arte e design stesso, alla ricerca di mix che generino nuove esclusività. Poi vedo una nuova attenzione ai materiali e al loro possibile sviluppo. Sono tutti trend che fanno bene all’Italia, su cui possiamo scrivere nuove pagine di successo. Nessuno sa sperimentare e gestire i materiali come noi. Vedo molto bene il vetro ad esempio o la pietra ma anche gli ultimi sviluppi sul prolipolene o su nuovi materiali come i nanocristalli o il grafene. Nessuno ha un bacino artistico e artigianale così vasto a cui attingere”.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di febbraio del magazine Wall Street Italia.