Società

DESTRA, SINISTRA
E LA RAGNATELA
DEGLI AFFARI

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – La sera in cui il governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, acconsentì all’Opa della Banca popolare italiana su Antonveneta, e ricevette la gratitudine dell’amministratore delegato di Bpi, Gianpiero Fiorani, sotto forma di bacio in fronte spedito via telefono, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ne fu compiaciuto al punto da commuoversi. Lo si apprende, ovvio, per mezzo delle intercettazioni.

Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER

Le ultime pubblicate sono state raccolte in un ristorante di Valeggio sul Mincio dove, il 12 luglio, il finanziere Emilio Gnutti aveva cenato col premier e accompagnato l’ammazzacaffè con una serie di chiamate, una delle quali a Fiorani: «Ho sentito il presidente commosso della cosa, gli ho detto che andremo avanti con Rcs e che ci deve dare un mano».

Così, di colpo, dopo giorni di complicatissime trame fra banchieri e palazzinari, scalatori e scalati, controllori e semicontrollati, la politica entra ufficialmente nella bolgia rendendo tutto, in teoria, più collocabile nell’elementare schema destra e sinistra. Ufficialmente, perché nessuno aveva mai creduto che i partiti fossero rimasti a guardare il match dalla tribuna. Giocano la partita, invece, e da anni, in un continuo scambio di ruoli e di casacche. Ora, per dirne una, salta fuori Berlusconi, e salta fuori anche Ubaldo Livolsi, uomo Fininvest, indicato dal raider Stefano Ricucci come buon partner per l’attacco a Rcs.

Interessante: Berlusconi si commuove per il successo di Fiorani come politico o come imprenditore? E da politico o da imprenditore riceve da Gnutti la richiesta d’aiuto? Non è facilisismo rispondere, e non soltanto per via dell’eterno conflitto d’interessi, ma anche perché con Livolsi c’è pure Alejandro Agag, marito della figlia dell’ex premier spagnolo Josè Maria Aznar. Agag, prima di diventarne genero, era il delfino di Aznar. Ora si muove anche lui nel mondo delle banche. Ma quando lo scorso 4 marzo andò a pranzo a Palazzo Chigi da Berlusconi e col presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ci andò a parlare di politica o di denaro? Infatti in un’intercettazione lo si sente parlare con Ricucci: «Cosa fai stasera? Io vado a cena da Roberto Cavalli e domani vado dal Cavaliere», e non sembrano soltanto tensioni ideali a spingerlo in questi incroci di frequentazioni.

Perché poi Ricucci prende una telefonata anche da Flavio Briatore (vabbè, non si capisce che c’entri): «Vorrei darti una mano con Rcs, sto organizzando una cena. Ci sarà Aznar e inviterà anche il Cavaliere e Galliani». Galliani, non un uomo del partito. Fin qui sarebbe elementare: tutta roba di destra o di gente di destra. Ma gli schemi di Tangentopoli – chi ha preso i soldi da chi – non valgono più. Intanto non è detto che ci siano reati, poi il garbuglio è notevole. Per esempio c’è Gnutti che brinda con Berlusconi, ma Gnutti è anche vicepresidente del Monte dei Paschi di Siena, banca che non sta ai Ds come Fininvest sta a Forza Italia, ma quasi.

Ancora: seguendo le intercettazioni se ne trova un’altra di Ricucci: «Ho incontrato Prodi, Fassino, D’Alema…». E un’altra ancora di Fiorani: «La sinistra in questo momento ci ha appoggiati più di quanto abbia fatto il Governatore», cioè Fazio. A Prodi, Fassino e D’Alema è bastato smentire, ma tanto nessuno da destra aveva chiesto spiegazioni, così come nessuno ha chiesto spiegazioni da sinistra a Berlusconi, se non Renzo Lusetti, della Margherita, che nel tardo pomeriggio ha invitato il premier alla rettifica. Una brusca interpretazione del fair play la dà giusto Antonio Di Pietro: «Qui c’è un gruppo di persone, di destra e di sinistra, che si fa gli affari suoi. Vanno a letto insieme, si danno i baci in bocca». Conclude con una frase usurata ma piuttosto diretta: «Il più pulito ha la rogna». Per il resto è impossibile entrare nel dettaglio.

Fabrizio Cicchitto si rifiuta: «Lo scandalo è la violazione sistematica del segreto istruttorio e la ricostruzione di rapporti attraverso spezzoni incontrollabili di intercettazioni». Un caso da affrontare, ma poi? Ma poi niente: «Il mio commento si ferma qui». Su questo punto s’è fermato il dibattito, con Sandro Bondi (FI), Enzo Fragalà (An), Beppe Giulietti (Ds) e tanti altri. Mentre la commozione di Berlusconi è passata come contorno, e forse c’entra qualcosa la frase rivolta da Gnutti a Fiorani: «Gli ho detto (a Berlusconi, ndr) che se non ci dà una mano, la sinistra si prende tutto». Perché, che s’è già presa? Magari c’entra anche la difesa di Gnutti proposta venerdì da D’Alema sul Sole 24 Ore: «E che cos’ha che non va Gnutti?». O il quadro della situazione proposto dallo stesso D’Alema sullo stesso giornale: «Fassino e io siamo amici di tutti: di Della Valle come di Consorte (numero uno di Unipol, ndr)». Ma non dobbiamo favorire nessuno, ha naturalmente aggiunto.

Mentre Romano Prodi, ieri, ha rimasticato la questione morale, innalzandola a questione etica, però scordandosi pure lui di Berlusconi. Del resto ci sarebbe voluto niente a ricordargli le affettuosità con Calisto Tanzi, e le molte precedenti. Un bel po’ di imbarazzo, sembra. Non a Peppino Caldarola, diessino, ex direttore dell’Unità: «Ne faccio una lettura più benevola: tutti abbiamo imparato qualcosa dal furore giustizialista degli anni Novanta. Certo, anche io sono sconvolto, e penso che questo potrebbe essere il detonatore della crisi del sistema».

Ed è per tante di queste ragioni che il senatore dei Ds, Franco Debenedetti dice che la politica non può «pensare di risolvere tutto cacciando Fazio. Non voglio essere scippato delle risposte alle domande che faccio da anni. Ci siamo scordati di Cirio e Parmalat? Scandalizzarsi e guardare ai fenomeni ultimi serve a operazioni gattopardesche. Bisogna invece avere la lucidità di guardare alle cause, e la volontà di incidere su quelle». Un passo in avanti, per non essere di nuovo costretti a chiederne uno indietro alla magistratura.

Copyright © La Stampa per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved