NEW YORK (WSI) – I problemi per il settore bancario europeo non sono finiti. Gli utili sono evaporati nel secondo trimestre a conferma di come Deutsche Bank faccia una grande fatica a navigare nelle acque agitate di un contesto di tassi di interesse bassi o sotto zero: -98% rispetto al periodo precedente.
Tutte le componenti principali della banca tedesca (aree “core”) sono calate, le attività di trading e di investment banking in primis. La prima banca di Germania ha fatto sapere che l’utile netto è crollato a 20 milioni di euro dai 818 milioni di un anno prima, mentre i ricavi sono scesi del 20% a quota 7,4 miliardi di euro.
Oltre alla redditività in picchiata fa paura anche lo sgonfiamento della capitalizzazione. In Borsa il titolo Deutsche Bank è in calo del 44% nel 2016: è la peggior performance in Borsa quest’anno. I prezzi di Borsa valgono due terzi meno del book value tangibile. Gli investitori temono che i cuscinetti di capitale della banca tedesca non siano adeguati.
In confronto solo pochi altri istituti europei hanno fatto peggio, alcuni di questi italiani. Nel 2016 Intesa Sanpaolo ha ceduto il -39% a Piazza Affari, Unicredit, che secondo le ultime indiscrezioni stampa pensa a un aumento di capitale da 5 miliardi, ha perso il -65% dal primo di gennaio.
Il management ha attribuito il crollo dei risultati alle condizioni di business “deboli” e alla complessa opera di ristrutturazione avviata dall’amministratore delegato. Come risposta alla crisi di una banca largamente e preoccupantemente esposta ai derivati, se il contesto negativo persiste il piano del Ceo John Cryan è quello di ridurre ulteriormente i costi e congelare i dividendi.
Secondo i calcoli di Morgan Stanley Deutsche Bank ha un buco di bilancio da 9 miliardi di euro da colmare entro il 2018 e questo senza includere i danni provocati da contenziosi legali futuri. Insomma per la banca un tempo regina d’Europa il peggio deve ancora venire.