ROMA (WSI) – La prima crepa nel rapporto tra Salvini e Di Maio arriva sul contante. Il neo ministro degli Interni partecipando ad un’assemblea di Confesercenti aveva parlato della possibile abolizione del tetto alluso del contante attualmente fermo a 3mila euro.
“Per me non ci dovrebbe essere nessun limite alla spesa per denaro contante: ognuno è libero di pagare come vuole e quanto vuole”.
Immediata però la replica di Luigi Di Maio che ricorda a Salvini che di questa proposta nel contratto di governo non v’è traccia.
“Di Maio ha ragione: non è nel contratto e non è all’ordine del giorno. E’ una mia posizione personale”.
Si è affrettato a giustificarsi Salvini cercando così di ricucire il primo seppur piccolissimo strappo tra i due vicepremier. Di Maio spiega che al momento il governo sta lavorando su altri fronti.
“Nel contratto questo punto non c’è, lavoriamo su altri fronti: per esempio quello che vivono tanti commercianti in Italia, nel pagamento elettronico, dobbiamo eliminargli i costi”.
Il limite all’uso del denaro contante è una delle misure usate per contrastare l’evasione fiscale, la corruzione e la criminalità organizzata. Oggi secondo le classifiche europee relative alle transazioni con carte di credito – scrive Il Sole 24 Ore – in Italia il 28% dei consumi viene pagato con carta di credito (o pagamenti digitali), mentre la percentuale dei consumi pagati in contanti oscilla fra il 40 e il 50%. Il resto? Con bonifici o addebiti diretti. Mentre il resto d’Europa si sta attrezzando in un certo senso a creare cashless society – vedi la Svezia ad esempio – in Italia la strada è ancora lunga.