Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha confermato in aula che la manovra economica potrà scongiurare la procedura d’infrazione europea, sulla base dei chiarimenti forniti ai commissari europei e a un consistente taglio del deficit (dal 2,4 al 2%) e delle stime di crescita (dall’1,5 all’1%). Una “retromarcia”, si è detto con frequenza nei commenti della stampa italiana: questa virata mostrerebbe, infatti, come il governo italiano non sia forte e inflessibile quale esso si era presentato in una prima fase.
Eppure, quel 2% (2,04%, per essere precisi) può essere letto in una luce completamente opposta. Il compromesso, infatti, è risultato decisamente indigesto alla stampa tedesca, che all’indomani dell’accordo con riserva fra Commissione Ue e governo italiano, mette in dubbio l’opportunità della concessione ottenuta da Roma. In quest’ottica, è piuttosto Bruxelles ad aver cestinato le regole. La transizione da Gentiloni a Conte ha sortito, a conti fatti, un aumento del deficit dallo 0,8% al 2%. In altre parole, i gialloverdi porteranno a casa una manovra assai più vicina alle posizioni inizialmente propagandate che non agli impegni presi con l’Ue dal precedente esecutivo.
Un editoriale del noto quotidiano tedesco Die Welt, ha dunque criticato la malleabilità di Bruxelles, sostenendo che “nella battaglia per il debito il governo di Roma riesce ad imporsi sulla Commissione europea” (la traduzione è di Vocidallagermania.it).
Infatti “il deficit al 2,4% del Pil che il governo Conte avrebbe voluto raggiungere, almeno secondo la prima versione della legge di bilancio, era una aperta provocazione. Ora è stato trovato un accordo sul 2,04%, e Bruxelles non vuole più avviare una procedura di infrazione per eccesso di debito. Non solo, il valore su cui è stato raggiunto un compromesso è molto più vicino alle idee dei populisti di Roma che non agli impegni originari. (…) La Commissione europea con le sue concessioni sta premiando un tale corso politico. Gli elettori dei paesi piu’ deboli dell’eurozona si chiederanno: perché dobbiamo effettivamente intraprendere riforme strutturali e perseguire il consolidamento dei conti, se gli italiani a proprio piacimento possono tirarsi indietro quando vogliono?”.
L’aspetto che più preoccupa Die Welt è il contraccolpo che ogni vittoria politica di un Paese in difficoltà, come l’Italia, può avere sui rispettivi populismi.
“In paesi come la Germania, a loro volta, i populisti anti-Europa sapranno come sfruttare la codardia di Bruxelles”, scrive il giornale tedesco, “l’Europa non è una macchina per la ridistribuzione della ricchezza a spese dei tedeschi. Ma spiegare in maniera convincente questo punto ora diventa molto più difficile. Two pack, Six pack, semestre europeo, tutte belle e altisonanti invenzioni che dovrebbero dare rigore all’unione valutaria ma che in pratica non portano a nulla, come stiamo scoprendo ora”.