Economia

Diesel, stop alle esportazioni dalla Russia. Quanto durerà e possibili effetti

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

La Russia ha annunciato ieri uno stop temporaneo alle esportazioni di benzina e diesel, nel tentativo di stabilizzare le forniture interne. Le restrizioni aiuteranno a saturare il mercato del carburante, riducendo i prezzi per i consumatori russi, come dichiarato dall’ufficio stampa del governo sul suo sito web.

Il decreto prevede esenzioni per forniture minori, comprese le consegne agli alleati commerciali di alcune ex repubbliche sovietiche oltre ad accordi intergovernativi, aiuti umanitari e transiti. Inoltre, i carichi di carburante già accettati per la spedizione dalle Ferrovie Russe o quelli con documenti di carico per il trasporto marittimo possono ancora essere esportati. Questo significa che il flusso di diesel diminuirà solo gradualmente.

Quanto durerà il blocco alle esportazioni di diesel russo

Nonostante non sia stata fornita una tempistica in merito alla durata del divieto di esportazione del diesel, ci si aspetta che questa sia breve. “Una volta che le scorte interne saranno ricostituite, la Russia dovrà riprendere le esportazioni a causa della mancanza di capacità di stoccaggio”, ha dichiarato un consulente del settore. Si prevede che le esportazioni di diesel russo riprenderanno al più tardi in due settimane.

Una prospettiva simile è stata espressa da JP Morgan, mentre Citigroup valuta una durata più lunga, intorno alle sei settimane.

L’impatto sulle forniture globali

Secondo i dati di Vortexa raccolti da Bloomberg, l’anno scorso le esportazioni russe di diesel erano di circa 0,95 milioni di barili al giorno, pari a circa il 3,4% della domanda globale totale.

Quest’anno la Russia è stata il più grande esportatore marittimo di diesel, superando di poco gli Stati Uniti, con oltre 1 milione di barili al giorno da gennaio a metà settembre. Tra le principali destinazioni la Turchia, il Brasile e l’Arabia Saudita. Il diesel russo, infatti, è stato reindirizzato verso mercati come l’America Latina e il Medio Oriente da quando è entrato in vigore il divieto del G7 sui carburanti russi.

Anche se la perdita di flussi russi non sarà avvertita immediatamente in Asia, che ha grandi capacità di raffinazione e non è tra i principali acquirenti di diesel e benzina russi, potrebbe contribuire a restringere un mercato globale del diesel già volatile.

Allo stesso tempo, però, non è chiaro se la Cina sia in grado di esportare molto più dei livelli attuali, già superiori alla norma. Le raffinerie locali hanno intensificato la lavorazione negli ultimi mesi, grazie ai forti profitti derivanti dalla produzione di combustibili e dalle esportazioni, sebbene i deflussi di carburante del paese siano controllati dal governo, piuttosto che dalle forze del libero mercato.

flussi diesel russia

L’effetto sui prezzi del diesel

Il divieto russo rischia di alimentare ulteriormente l’incremento dei prezzi in un mercato globale del carburante già teso. Nonostante si tratti solo di un divieto temporaneo, l’impatto è potenzialmente significativo, poiché la Russia rimane un importante esportatore di diesel nei mercati globali. La misura del Cremlino suscita preoccupazioni per l’aggravarsi delle carenze globali, poiché i raffinatori faticano a produrre abbastanza carburante a causa delle minori forniture di greggio da Russia e Arabia Saudita.

I futures sul diesel consegna ottobre sono aumentati rispetto a quelli del mese successivo, a dimostrazione della forte domanda in tempi brevi. Questa conformazione rialzista, nota come backwardation, ha superato i 35 dollari per tonnellata, prima di ridurre in parte i guadagni. In particolare, i futures del gasolio hanno superato i 1.000 dollari a tonnellata.

I prezzi del diesel a Dubai, un indicatore dei profitti derivanti dalla produzione del carburante, sono aumentati del 3,4% a 30,21 dollari al barile. Questo valore rimane comunque ben al di sotto del picco di agosto, che era il più alto da gennaio.

Timori di nuove fiammate dell’inflazione

Il freno alle esportazioni imposto da Mosca è l’ultimo shock nel mercato energetico a partire dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, che ha sconvolto i flussi mondiali di greggio e prodotti petroliferi.

Il diesel è un prodotto fondamentale per l’economia globale, utilizzato per alimentare camion, navi e treni. Quindi un eventuale impatto significativo sui prezzi rischia di incidere sulla componente inflazionistica legata ai prodotti energetici e di complicare la discesa dell’inflazione verso i target stabiliti dalle banche centrali.

Il tutto, mentre diversi istituti stanno giungendo alla conclusione dei cicli di rialzi dei tassi avviati l’anno scorso per raffreddare l’economia e frenare la crescita dei prezzi.

“Molto dipenderà da quanto tempo la Russia manterrà in vigore il divieto di esportazione di carburante”, ha affermato Vivek Dhar, analista della Commonwealth Bank of Australia.

L’impatto sul mercato del diesel secondo Equita sim

Negli ultimi mesi, sottolineano gli esperti di Equita Sim, “la Russia ha sofferto la carenza di benzina e diesel, con un conseguente aumento dei prezzi all’ingrosso del carburante.”

“A settembre le esportazioni russe dalla Russia ammontavano in media a 600-650 mila barili al giorno (circa 85 mila tonnellate) di diesel. Le esportazioni di diesel sono diminuite del 30% circa rispetto alla media di agosto (intorno a 900 mila barili al giorno), poiché le raffinerie sono state sottoposte a manutenzione stagionale e i produttori hanno reindirizzato una maggiore quantità di carburante verso il mercato interno a seguito degli sforzi del governo per abbassare i prezzi. L’export russo rappresenta circa il 3% dei consumi globali del prodotto.

La decisione, aggiungono gli analisti, “ha avuto un impatto immediato in particolare sul diesel” e sul crack spread, ovvero la differenza di prezzo tra diverse scadenze dei future.

“Il crack dei futures Gasoil/Brent a 1 mese è salito a $35/bbl mentre il differenziale sui prezzi spot è prossimo ai $40/bbl. Riteniamo che la notizia abbia implicazioni positive per i titoli più esposti alla raffinazione (e al mix sul diesel) come Saras e Repsol (che hanno in parte già reagito ieri).”

Anche Equita si aspetta che il ban sia di breve periodo. Tuttavia:

“Il crack dovrebbe ragionevolmente mantenersi elevato tra fine settembre e ottobre con implicazioni positive sulle stime (LSD) – ci attendevamo una normalizzazione nel quarto trimestre per la stagionalità. Parte del rialzo del crack del diesel è compensato dal maggior valore del greggio che viene ‘perduto’ in fase di processo. Sensitivity $1/bbl crack diesel sull’Ebitda (su base annua): Saras 7%, Repsol 2%.”