La guerra in Ucraina e la mutata percezione dell’esigenza di sicurezza continuano a spingere i bilanci delle multinazionali della difesa e le loro quotazioni in Borsa: nel 2022 gli investimenti sono cresciuti a una velocità più che tripla rispetto ai ricavi e i titoli azionari hanno realizzato i rendimenti più elevati.
È quanto emerge dal rapporto di Mediobanca sulle multinazionali con un focus dedicato ai grandi gruppi del settore della difesa: per i primi trenta gruppi nel 2023 è atteso un aumento del 6% dei ricavi complessivi, che vanno ad aggiungersi ai 432 miliardi di euro totalizzati nell’ultimo anno.
Il panorama è dominato dai player statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%. Gli Stati Uniti, con i loro 15 big, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società; due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che, con Fincantieri e Leonardo, conta per il 21% del giro d’affari europeo e per il 4,7% di quello mondiale.
I primi cinque posti per ricavi stimati generati dal comparto della difesa sono occupati esclusivamente da gruppi statunitensi: Lockheed Martin (57,5 miliardi di euro), Raytheon Technologies (37,1 miliardi di euro), Boeing (35,6 miliardi di euro), Northrop Grumman (29,5 miliardi di euro) e General Dynamics (25,9 miliardi di euro). In ottava posizione si colloca Leonardo (12,2 miliardi di euro) e in 23esima Fincantieri (2,4 miliardi di euro). L’incremento dei ricavi vede primeggiare la turca Aselsan, davanti alle tedesche Hensoldt e Rheinmetall e alle statunitensi HII-Huntington Ingalls Industries e Booz Allen Hamilton, tutte in crescita a doppia cifra. Entrambi i gruppi italiani si distinguono per un incremento superiore alla media: Fincantieri con +8,1% e Leonardo con +4,1%.
In rialzo a doppia cifra gli investimenti che sfiorano complessivamente i 12 miliardi di euro (+13,2% sul 2021) e salgono al 2,7% dei ricavi dal 2,5% del 2021. Il podio per intensità di investimento vede in prima posizione la statunitense BWX Technologies (8,9%), davanti alla turca Aselsan (6,7%) e alle tedesche Hensoldt (5,6%) e Rheinmetall (5,4%). I gruppi italiani sono ben posizionati, a conferma della loro forza industriale: sesto posto per Fincantieri (4,0%) e 12esimo per Leonardo (3,3%).
La distribuzione di dividendi è aumentata del 5,2% sul 2021, con l’81% del totale assorbito dagli azionisti dei gruppi statunitensi.
Le multinazionali della difesa in Borsa
La Borsa e gli investitori sembrano aver apprezzato questo rinnovato valore della sicurezza, nonostante le società della difesa risentano di una specializzazione penalizzante in termini di ESG. Nel 2022 infatti il rendimento azionario dei player della difesa (dividendi inclusi) è stato pari al +34,6%, ben al di sopra del -11% segnato dall’indice azionario mondiale. Nel primo trimestre 2023 il valore aggregato segna +0,2%, con le migliori performance registrate dalla svedese Saab (+51,7%) e dalle tedesche Hensoldt (+50,2%) e Rheinmetall (+46,3%); quarto miglior rendimento per Leonardo (+34,2%) e ottavo per Fincantieri (+11,6%).
Questi risultati hanno portato la capitalizzazione delle multinazionali della difesa a quota 721 miliardi di euro a fine marzo 2023. La rispettiva classifica riflette pressappoco quella dei ricavi: l’80% in capo ai gruppi a stelle e strisce, con il podio di Borsa occupato dalle tre statunitensi Raytheon Technologies (131,9 miliardi di euro), Boeing (117,2 miliardi di euro) e Lockheed Martin (110,7 miliardi di euro). Tutte le altre società registrano una capitalizzazione inferiore a 65 miliardi di euro, tra cui Leonardo al 20esimo posto con 6,4 miliardi di euro di capitalizzazione e Fincantieri al 29esimo posto con 963,6 milioni di euro di capitalizzazione.
Quanto spende l’Italia per difendersi?
Il posizionamento competitivo delle due italiane nello scenario internazionale fa sorgere spontanea una domanda: quanto spende l’Italia per la difesa?
La stima effettuata dall’Osservatorio Mil€x a partire dalle Tabelle presentate dal Governo con la nuova Legge di Bilancio prevede una spesa di 26,5 miliardi nel 2023, in aumento di oltre 800 milioni rispetto allo scorso anno.
Come richiesto dalla NATO nel 2014, l’Italia sta gradualmente innalzando la propria spesa in ambito difesa con l’obiettivo di raggiungere, entro il 2028, la soglia del 2% del PIL, corrispondente a circa 40 miliardi di euro, con partecipazione alle missioni, operazioni e altre attività di sicurezza internazionale. La spesa statale relativa al settore della difesa nel bilancio di previsione dello Stato è finanziata direttamente con le risorse del Ministero della Difesa, ma anche con fondi stanziati su capitoli di spesa previsti nei bilanci di altri Ministeri. In particolare, si tratta del Ministero dello Sviluppo Economico, soprattutto in relazione al finanziamento dei programmi d’arma, e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, per il Fondo relativo alle missioni internazionali.
La composizione della spesa italiana per la difesa è così strutturata: 60,5% personale, 28,9% armamenti (missili, aerei, artiglieria…) e ricerca&sviluppo destinata ad essi, 8,9% munizioni, esplosivi, spese per manutenzione e addestramento e 1,7% infrastrutture (costruzioni a scopo militare). Nel 2021 l’organico militare italiano ammontava a 162.557 unità.