Economia

Eurogruppo: preoccupati per trattamento di favore a Italia

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Se in Europa le dimensioni contano, al punto da ammorbidire quanto serve le regole del Patto di stabilità, qualcuno potrebbe cominciare a lamentarsi. Il presidente dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, Jeroen Dijsselbloem, lancia un ammonimento chiaro: “Se i Paesi membri pensano che le decisioni della Commissione europea siano assai difficili da interpretare, altrettanto ardue da prevedere e non imparziali… che si faccia forse una distinzione tra Paesi piccoli e Paesi grandi, questo è molto preoccupante“.
Dijsselbloem, che ha preso la parola in un’audizione al Parlamento europeo, non può non aver in mente i trattamenti riservati a Paesi proprio come l’Italia, la Francia o la Spagna: grosse economie alle quali sono corrisposte concessioni sui piani di contenimento del deficit strutturale e del rientro del debito pubblico. Le giustificazioni, da noi, non sono mancate: che si trattasse di scomputare investimenti o di bonus per le compiute riforme strutturali. In ogni caso la coperta diplomatica è corta: o le regole sono applicate in modo omogeneo, soddisfacendo il quieto vivere delle relazioni internazionali, oppure si rischia di domandare altri sacrifici a diverse nazioni che, nel recente passato, hanno già manifestato segni d’insofferenza; col rischio di allontanarle politicamente dal progetto europeo.

Meglio dunque chiudere un occhio e tenere buoni Paesi-chiave come il nostro? “Mi rendo conto nel corso delle riunioni dell’Eurogruppo che i ministri cominciano a temere che questo stia avvenendo”, dice Dijsselbloem, “ritengo che la Commissione debba essere consapevole che il Patto è nelle sue mani, che lo deve garantire e che se c’è disparità di trattamento in base alla situazione particolare dei singoli Paesi… diventa più difficile aspettarsi che tutti rispettino le stesse regole su cui abbiamo trovato un’intesa comune”.
“Sono stato esplicito perché sono molto preoccupato”, ha aggiunto Dijsselbloem, “quando c’e’ un accordo bisogna che tutti lo rispettino. Sono contento della flessibilità, ma il ruolo della Commissione è cruciale, e molti Paesi pensano che la flessibilità sia difficile da capire e da prevedere e a volte non obiettiva”. Insomma, anche la via del realismo politico, che metterebbe fra parentesi il rigore per il tempo necessario, ha i suoi costi.