MILANO (WSI) – I problemi bancari pesano come un macigno sul debito pubblico che, per forza di cose, aumenta. Ma a tutto c’è una fine.
Occasione rara quella di Cernobbio al Forum Ambrosetti in cui il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem si mostra in un certo senso ottimista nei confronti dell’Italia la cui economia, a suo dire, è in miglioramento e le banche riprendono a fare credito. Ma lancia comunque un avvertimento: risolvere i problemi delle banche aiuterà il debito pubblico a scendere.
“L’Italia sta ancora gestendo i problemi delle banche e questo ritardo è legato al fatto che non ha avuto all’inizio della crisi il collasso del sistema finanziario che abbiamo vissuto noi olandesi o i britannici. Questo spiega perché il debito stia ancora salendo. Ma scenderà: vedo un’economia che migliora, banche che riprendono a fare credito. Guardo al lato positivo”.
Il falco Dijsselbloem, molto sensibile alle istanze di Berlino e poco a quelle di Roma o Parigi, spende parole positive sul salvataggio da parte del governo delle banche venete e del Monte dei Paschi di Siena.
“E’ un bene che l’Italia stia affrontando i problemi del credito. Aveva preso tempo per un pò, altri Paesi hanno avuto crisi bancarie acute prima e dunque hanno anche agito prima. Per l’Italia non è stato così e lo sta facendo ora. L’importante è ricreare fiducia nel sistema bancario. E se questa si rafforza, si vedono subito i capitali che tornato da istituzioni bancarie nel Nord Europa a istituzioni bancarie nel Sud (…)”.
Ma al tempo stesso dinanzi alla prospettiva che con il salvataggio il debito pubblico aumenti, il numero uno dell’Eurogruppo non si nasconde dietro un dito.
“Sa, la trasformazione dei problemi bancari in debito pubblico l’abbiamo vista ovunque. L’Irlanda è il caso più evidente, è passata da un debito bassissimo a più del 100% del Pil. Anche noi in Olanda per la stessa ragione siamo passati da un debito al 45% a un debito al 70%. Salvare le banche costa caro. Per questo sono tanto a favore di avere un meccanismo come il bail-in, che protegge i contribuenti (chiamando azionisti, obbligazionisti e potenzialmente depositanti a assumersi buona parte delle perdite, ndr) (…) Naturalmente in Italia ci sono enormi problemi ereditati dal passato e una clientela al dettaglio esposta sulle obbligazioni. C’è ancora un prezzo da pagare e temo che coinvolgerà del denaro pubblico, lo abbiamo già visto. Ma su una base più di lungo termine mi sento molto motivato a proteggere i contribuenti il più possibile. Ovunque in Europa la gente comune deve pagare un prezzo enorme per salvare le banche: non riesco proprio a difendere un’idea del genere.
In altri paesi il debito sta già scendendo e sono sicuro che inizierà a calare anche in Italia. Se non quest’anno, il prossimo. La differenza è che l’Italia sta ancora gestendo i problemi delle banche e questo ritardo è legato al fatto che non ha avuto all’inizio della crisi il collasso del sistema finanziario che abbiamo vissuto noi olandesi o i britannici. Questo spiega perché il debito stia ancora salendo. Ma scenderà”.