di Ilaria Caprioglio, sindaco di Savona
Come primo sindaco donna di Savona, fin da inizio mandato, ho desiderato valorizzare la figura femminile rendendo, ad esempio, un doveroso tributo alle donne che, nel corso degli anni, avevano portato nel mondo il nome della nostra Città: la scultrice Renata Cuneo, la scrittrice Milena Milani, la soprano Renata Scotto.
Ho scelto di avvalermi della collaborazione di una donna in qualità di Segretario Generale, ruolo che costituisce la chiave di volta di ogni Amministrazione comunale. Nei CdA delle società partecipate ho proposto, con convinzione e fermezza, professioniste capaci scontrandomi con chi al talento antepone logore logiche di partito.
Nel far questo ho applicato due principi che rappresentano la cifra del mio agire quotidiano: porre al centro la competenza, prima ancora di qualsiasi ragionamento sulle quote di genere che spesso rappresentano una gabbia, e giocare di squadra al fine di sfatare l’idea di un terzo femminismo costituito da “combattenti solitarie” che, complice il modello economico liberista degli ultimi decenni, ha reso le donne vittime di un’eccessiva competizione fra loro.
Una sorta di “misoginia fra simili” che confermerebbe quanto teorizzato dal sociologo Bourdieu: il peggior nemico della donna è la donna stessa.
Le politiche a sostegno delle pari opportunità sono state al centro del mio mandato nei servizi delle attività sociali ed educative, ma anche attraverso piccole iniziative concrete come l’adesione alla “Carta dei diritti della bambina e della ragazza nello sport”, la creazione del Baby pit stop presso il Palazzo comunale e dei Parcheggi rosa nelle strade cittadine o il progetto, rivolto agli studenti delle scuole secondarie superiori, per sviluppare la Cultura del rispetto verso se stessi e gli altri, al fine di far comprendere alle ragazze come il proprio valore non derivi dal numero di followers, come sia necessario denunciare qualsiasi abuso subito, non cedere alle richieste di sexting e chiedere immediatamente aiuto se vittime di cyberbullismo o body shaming. Episodi, questi ultimi, che non risparmiano le donne amministratrici, travolte dall’hate speech presente in rete che si nutre di pesanti insulti sessisti ai quali, personalmente, ho sempre risposto sporgendo formale querela.
Offese che mietono vittime, soprattutto, in quell’esiguo 14,6% di donne Sindaco italiane su un totale di 7.546 Sindaci insediati, come censito dal Ministero dell’Interno alla data del 4 novembre 2020.
Una percentuale destinata a scendere all’8,4 se riferita ai Sindaci donna di Capoluogo di Provincia: siamo, infatti, solo 9 a fronte di 96 colleghi maschi. Esempio plastico del divario di genere, esistente fra gli amministratori pubblici, e del ruolo ancora troppo spesso ancillare delle donne in politica.
La disparità di genere rappresenta uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile; l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’Onu mira a raggiungere l’uguaglianza di genere, a ottenere pari opportunità nello sviluppo economico, ad accrescere l’autostima e la consapevolezza nelle donne, eliminando ogni forma di violenza nei loro confronti (per approfondimenti sull’Agenda 2030 si rimanda al sito di Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile www.asvis.it).
La recente pandemia da COVID-19 ha, ulteriormente, evidenziato la vulnerabilità delle donne con un aumento della violenza domestica durante il lockdown, come riportato dallo studio di UN Women “Justice for women amidst COVID-19”. Mentre lo smart working ha acuito la differenza di genere fra coloro che si prendono cura di anziani e bambini, a fronte di dati già fortemente sbilanciati nel 2018: 4,6% gli uomini impegnati contro il 31,7% delle donne.
Difficilmente, quindi, le donne cesseranno di farsi carico delle cosas de la vida; mentre sono ancora pochi gli uomini che collaborano per alleggerire le donne dal fardello del lavoro domestico che, non avendo equivalente monetario, viene sistematicamente svalutato dalla società. Infine, in base ai dati Istat, il tasso di occupazione femminile, nel secondo trimestre del 2020, è diminuito del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2019, a fronte di una diminuzione dell’1,6% di quello maschile.
Una situazione, quella della disoccupazione delle donne, destinata a peggiorare anche a causa di politiche che non hanno investito a sufficienza su formazione, posti di lavori, imprenditorecorialità declinate al femminile, unitamente a infrastrutture sociali, a partire dagli asili nido, a tutela delle donne.
Nelle linee guida del Recovery plan italiano, attraverso la formazione, l’occupabilità, l’autoimprenditorialità, sono state tratteggiate le basi dell’empowerment femminile; spetterà adesso all’esecutivo impegnarsi, in ottemperanza a una risoluzione approvata dalla Camera dei Deputati, per destinare a tali finalità una parte cospicua delle risorse disponibili, valutando l’impatto di genere di tutti i progetti.
Sicuramente in questo percorso sarà imprescindibile il contributo delle donne, la loro intuizione che sovente, citando Kipling, pare sia molto più vicina alla verità di qualsiasi certezza di un uomo.
Ilaria Caprioglio, avvocato.
Primo Sindaco donna di Savona, è impegnata sui temi della sostenibilità ottenendo per la sua Città la certificazione LEED for Cities promossa da USGBC e GBCI.
Consulente e Docente universitaria di Politiche di Sviluppo Sostenibile.
Relatore, fra gli altri, al Covenant of Mayors for climate and energy e al Sustainable energy week presso il Parlamento europeo a Bruxelles; al Day of Cities presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, al III Climate Forum of russian cities a Mosca.
Autore di molteplici saggi sul disagio adolescenziale, è socio fondatore dell’associazione Mi nutro di vita, promotrice della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i DCA, e docente presso la Scuola di formazione politica e cittadinanza attiva per giovani Poliedri.