(9Colonne) – Roma, 26 feb – “Un piccolo segnale di coerenza con me stesso e la testimonianza che c’è un movimento di massa che chiede la pace, che chiede sia rispettata la volontà degli elettori, che chiede sostanzialmente che questo governo prenda delle misure forti sulla precarietà, che è stato un elemento fondamentale su cui ha potuto vincere le elezioni”. Così definisce la sua posizione, contro la Tav ma soprattutto contro l’intervento in Afghanistan, Franco Turigliatto, il senatore ‘dissidente’ che dal Prc è transitato nel gruppo misto di Palazzo Madama, dopo “l’allontanamento” dei giorni scorsi. Turigliatto ancora non ha sciolto le riserve sul suo voto di fiducia al governo Prodi: a non convincerlo, proprio Afghanistan e Tav. E così lei ha abbandonato il gruppo? hanno chiesto i giornalisti a Turigliatto, avvicinato al Senato. “No, sono stato, così mi è stato detto – ha risposto Turigliatto – allontanato all’unanimità. Mi pare che non sia stato poi all’unanimità”. Abbandonerà anche il partito? incalzano i giornalisti. “L’abbandono del partito – ha risposto Turigliatto – sembra che sia il gruppo dirigente a volerlo. Ho avuto un processo venerdì, in cui è stata votata una mozione pesantissima che mi accusa di parecchie cose e soprattutto mi deferisce al collegio di garanzia per l’espulsione, o – si corregge subito il senatore – pardon, volevo dire l’allontanamento, questa – spiega – è la nuova terminologia che deve essere utilizzata. Quindi io non vorrei abbandonare il partito. Devo dire che c’è tantissima mobilitazione nel partito, una mobilitazione importante, contro questa mia espulsione. Sono stato sorpreso, non dalla dimensione delle critiche che ci sono state, me le aspettavo, quel che mi ha sorpreso è la quantità di consensi sia politici, sia di solidarietà che ho ricevuto in questi giorni. I miei collaboratori mi dicono che a ieri sera eravamo a più di duemila messaggi sul web, sul mio telefonino ne ho avuti centinaia”.