Società

Dl Competitività: cancellata anomalia “interessi sugli interessi”

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ROMA (WSI) – Addio “anatocismo”. Le banche non potranno far pagare gli interessi sugli interessi ai clienti che finiscono in rosso. Le commissioni Industria e Ambiente del Senato, che stanno esaminando gli emendamenti al Decreto Competitività, hanno approvato con il parere favorevole del governo una proposta che cancella il discusso articolo 31. Quello, appunto, che reintroduceva nell’ordinamento italiano la possibilità di capitalizzare gli interessi, cancellata da decine di sentenze di Cassazione e uno storico pronunciamento della Corte costituzionale del 2000.

Dunque dopo lo scaricabarile sulla paternità della norma, e di fronte a perplessità e critiche arrivate anche da molti esponenti del Pd, l’esecutivo Renzi ha fatto marcia indietro.

Cantano vittoria le associazioni dei consumatori, a partire dall’Adusbef, il cui presidente Elio Lannutti ha commentato che “è stata sconfitta l’arroganza di Bankitalia, Abi e Bce che avevano cercato di difendere una norma odiosa”. Il capo del Servizio stabilità finanziaria di Via Nazionale, in audizione al Senato, aveva infatti detto che si tratta di “una pratica normale in tutti i Paesi che non abbiano una legislazione islamica”.

Per Lannutti la norma avrebbe provocato “illegalità diffusa a danno di garanzie costituzionali e dei diritti collettivi di consumatori, famiglie e piccole e medie imprese strangolati da alti tassi di interessi, costi eccessivi e norme capestro” ma anche “danni difficili da quantificare anche per gli enti locali, quindi anche per lo Stato”.

In effetti lo stesso viceministro all’Economia Enrico Morando, sentito a Palazzo Madama, aveva detto chiaramente che gli interessi sugli interessi rischiavano di trasformarsi in un boomerang per gli enti locali, con conseguenti oneri “di difficile previsione”. Secondo il Codacons, poi, la decisione “non è un regalo che il governo fa ai cittadini, semmai è un regalo che viene tolto alle banche, nel rispetto delle disposizioni dei giudici”.

Le commissioni hanno lavorato fino alla tarda notte di mercoledì e hanno ripreso l’esame degli emendamenti giovedì mattina, ma i tempi si sono allungati rispetto a quanto previsto all’inizio della settimana. Così il via libera al provvedimento, che doveva essere approvato in mattinata, non arriverà prima del pomeriggio. Slitta, di conseguenza, anche l’approdo nell’aula di palazzo Madama.

La maratona notturna ha incontrato infatti un intoppo: secondo l’agenzia Public Policy la commissione Bilancio, di cui erano attesi i pareri, ha dato parere negativo, per problemi di copertura, ad alcuni commi della proposta dei relatori Massimo Mucchetti (Pd) e Giuseppe Marinello (Ncd) sulla norma spalma-incentivi al fotovoltaico. Si tratta della parte relativa alla possibilità di cedere una parte degli incentivi a operatori finanziari. A questo punto l’emendamento dovrà essere riformulato o sarà in parte cassato.

L’altra questione aperta è quella sulla modifica delle norme che regolano l’offerta pubblica di acquisto: sarebbe ancora in corso una trattativa tra governo e relatori per ritoccare la seconda soglia del 20% prevista da un emendamento di Mucchetti. La commissione Bilancio si rivedrà alle 13:30 per riprendere l’esame dei pareri, e le commissioni Industria e Ambiente continueranno i voti dalle 14. Nella notte è stato intanto approvato l’emendamento che prevede il pagamento di 535 milioni di crediti vantati da Poste Italiane.

Per l’Ilva torna il subcommissario all’ambiente con poteri speciali e arriva la possibilità di usare le risorse sequestrate ai Riva per il risanamento dell’impianto di Taranto. Possibilità non prevista dall’ultimo decreto varato in Consiglio dei ministri il 10 luglio. Le commissioni hanno infatti approvato l’emendamento del governo che inserisce nel testo il decreto, con il prestito ponte delle banche e la ridefinizione dei tempi di attuazione di Aia e piano ambientale, ma anche due subemendamenti della maggioranza su subcommissario e risorse dei Riva.

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