Dollaro, osservato speciale dei mercati oggi, all’indomani della riunione della FED. Come previsto, la banca centrale Usa ha confermato, in linea con le stime, i tassi di interesse prossimi allo zero. Ma i suoi componenti, a sorpresa, hanno indicato che un aumento potrebbe verificarsi già nel 2023, in anticipo rispetto al 2024 pronosticato a marzo.
L’atteggiamento più da falco della Fed ha portato il mercato ad aumentare la probabilità di un rialzo dei tassi a fine 2022 al 77% dal 65% della scorsa settimana.
Dollaro, cosa ne pensano gli analisti
A beneficiarne è il dollaro, che continua il suo trend al rialzo, già intrapreso nei giorni scorsi. In mattinata il cross euro-dollaro si è mosso sotto 1,200 a 1,19501, (-0,36%). Un livello che va nella direzione del supporto individuato dagli analisti di Mps Capital Services. Questi ultimi, in una nota di qualche giorno fa avevano scritto: ” è necessaria la rottura della fascia di supporto 1,1980/1,1940 per ipotizzare un movimento più duraturo, e più marcato, della gamba ribassista”.
Per gli analisti di Unicredit, nel breve termine è possibile un potenziale di ribasso maggiore al di sotto di 1,20. Tuttavia, aggiungono, “riaffermiamo ancora i nostri obiettivi di 1,22 per il quarto trimestre di quest’anno”
In rafforzamento anche il cambio contro lo yen (cross dollaro-yen a 110,613, -0,09%). Inoltre, l’indice del dollaro (DXY) è risalito sopra 91.
Tassi: chi ha alzato e chi ha confermato il costo del denaro
Dopo la FED, oggi anche altre banche centrali hanno comunicato la loro decisione sui tassi.
La banca nazionale della Svizzera ha lasciato i tassi invariati a -0,75%, come atteso. Ha però alzato le stime di crescita del pil per quest’anno al 3,5% dal precedente 2,5-3%.
Rivisti al rialzo i tassi in Brasile, mentre nulla di fatto anche per la Norges Bank che ha mantenuto il suo tasso di interesse principale a zero, come previsto. Occhio in mattinata anche alla Banca centrale della Repubblica di Turchia e stasera alla BoJ.