Dopo essere balzato al record in 14 anni, il dollaro ha subito una netta virata in rosso, a seguito della pubblicazione delle minute della Fed, relative al meeting dello scorso dicembre, quando i tassi di interesse Usa sono stati alzati di 25 punti base dal Fomc, il braccio di politica monetaria dell’istituto guidato da Janet Yellen. L’incertezza della Fed sul percorso della politica fiscale Usa a seguito della vittoria di Donald Trump all’Election Day ha pesato in modo notevole sulle discussioni che si sono tenute in seno al Fomc nell’ultimo meeting del 2016, e che hanno riguardato sia l’outlook sull’economia che quello della politica monetaria.
Tuttavia, nonostante la crescente attenzione rivolta ai rischi di un aumento delle pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti e dunque alla possibilità di una crescita economica più sostenuta di quanto stimato, la maggior parte dei membri del Fomc ha reiterato che la strategia più appropriata dei prossimi anni sarà quella di un rialzo graduale dei tassi. Allo stesso tempo, secondo alcuni analisti, la Fed sarebbe pronta a intervenire anche in modo più deciso nella decisione di alzare i tassi, temendo un’escalation dell’inflazione.
Nei minuti successivi alla pubblicazione delle minute, sul mercato del forex il Bloomberg Dollar Index ha esteso le perdite, scendendo dello 0,6%, dopo aver testato all’inizio della settimana il massimo dal 2004. L’indice è balzato dell’1,4% dallo scorso 13 dicembre. La debolezza del dollaro ha avvantaggiato euro che, dopo aver bucato al ribasso appena qualche giorno fa anche la soglia di $1,04, è tornato a essere scambiato attorno a $1,0550.
L’indice Ftse Mib di Piazza Affari si allinea al trend cauto dell’azionario europeo.
Azionario asiatico positivo, con l’indice di riferimento MSCI Asia Pacific salito fino a +1% al massimo in tre settimane. Acquisti su Hong Kong, +1,5%, verso il record dallo scorso 14 dicembre. Lo Straits Times Index di Singapore è avanzato +1,2%, riportando il guadagno più forte dallo scorso 10 novembre.