Nelle recenti sedute abbiamo assistito ad un’impennata del dollaro, sostenuta da una serie di fattori legati soprattutto all’atteggiamento restrittivo della Fed e alla solidità dell’economia statunitense. Vediamo più nel dettaglio i motivi dietro il rialzo e le conseguenze, con focus in particolare sui consumatori.
I motivi del rialzo del dollaro
L’ultima riunione della Fed ha lasciato in eredità l’aspettativa di tassi più elevati per un periodo di tempo più lungo. Una visione certificata dai cosiddetti dot plot, i grafici che sintetizzano le previsioni dei responsabili di politica monetaria sull’andamento dei Fed Funds rate, e ribadita dalle successive dichiarazioni di Powell e colleghi.
Questo ha determinato un innalzamento dei rendimenti dei Treasury, i titoli di Stato statunitensi, sui massimi dal 2007, mentre il Dollar Index, che traccia l’andamento del biglietto verde rispetto alle principali valute mondiali, ha raggiunto i massimi da dieci mesi oltre quota 106 punti.
La valuta americana beneficia anche della forza dell’economia a stelle e strisce e della probabilità sempre più contenuta di una recessione, grazie ad un mercato del lavoro solido e alla resilienza dei consumi, complice la graduale discesa dell’inflazione. Per contro, l’economia dell’eurozona mostra persistenti segnali di debolezza e la Bce sembra aver raggiunto il picco sui tassi prima ancora della Fed, dinamiche che penalizzano l’euro nei confronti del dollaro.
A spingere gli acquisti sul biglietto verde, ritenuto un asset sicuro in momenti di incertezza, è anche la fase attuale di avversione al rischio sui mercati.
Gli effetti del dollaro forte su economia e consumatori
L’ascesa del dollaro determina tendenzialmente un effetto contrario sui prezzi delle materie prime denominate nella valuta statunitense, poiché è sufficiente un quantitativo inferiore di dollari per acquistare la stessa quantità del bene.
L’apprezzamento del biglietto verde, inoltre, “è normalmente associato a rischi per i mercati emergenti, soprattutto perché la forza del dollaro è stata trainata dall’aumento dei rendimenti statunitensi, il che significa che alcune economie più piccole hanno ora un accesso ridotto (e più costoso) ai finanziamenti in dollari”, spiega Francesco Pesole, Forex Strategist di ING.
Più difficile, invece, valutare l’impatto del superdollaro sui consumatori europei e italiani. “Sicuramente un euro relativamente più debole significa che l’inflazione importata è maggiore, anche se ci sono benefici per i settori esportatori“, spiega Pesole. “I rischi per i consumatori sono più concreti quando si parla di aumento dei prezzi del petrolio, soprattutto perché questo ha un impatto molto immediato e diretto sulle capacità di spesa e può far risalire l’inflazione nonostante gli sforzi della Bce per contenerla.”