Sale il rischio impeachment per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, la cui procedura è ormai diventata ufficiale. A formalizzarla è stata la Camera del Congresso americano, che ieri ha approvato una risoluzione con le regole da seguire nel seguito delle indagini.
Il testo è stato approvato con 232 voti a favore e 196 contrari, con i deputati che si sono perlopiù attenuti alle consegne dei rispettivi partiti. I democratici hanno detto sì in modo quasi compatto, 231 su 234. Uno non ha votato, due si sono espressi in modo contrario: Collin Peterson, del Minnesota, e Jeff Van Drew, del New Jersey. Il partito repubblicano ha votato in modo compatto no, con 194 rappresentanti.
“Il presidente ha tradito ciò su cui ha giurato, e il nostro dovere è quello di difendere la Costituzione”, ha affermato la speaker Nancy Pelosi, terza carica dello stato, che punta il dito su quelle pressioni sull’Ucraina esercitate dal tycoon per colpire i suoi avversari politici.
Un voto storico quello della Camera, che per la terza volta si trova ad avviare formalmente una procedura di impeachment, dopo il caso di Richard Nixon per il Watergate nel 1974 e quello di Bill Clinton per il caso Lewinsky nel 1998. Ora tutto è pronto per passare alla fase due dell’indagine riguardante Trump e quello che è stato ribattezzato l’Ucrainagate.
“Siamo di fronte alla più grande caccia alle streghe della storia americana!”, si difende Trump su Twitter, mentre la portavoce della Casa Bianca, Stephanie Grisham, parla di “una vergogna architettata per distruggere il presidente”. Una risoluzione “ingiusta, incostituzionale e antiamericana che colpisce l’intera nazione”, aggiunge.
La risoluzione autorizza la commissione intelligence di fissare le audizioni pubbliche e di produrre alla fine un rapporto sul quale dovrà pronunciarsi la commissione giustizia, decidendo se ci sono gli estremi per mettere a punto gli articoli per l’impeachment e per mandare Trump a processo nell’aula del Senato.