In Banca Generali sono circa 450 e da inizio anno il 23% dei nuovi ingressi è rosa. Ecco quattro testimonianze al Top
Le aziende che annoverano donne al vertice fanno più utili. E ancora: l’ingresso di manager in rosa nelle stanze dei bottoni implica un aumento significativo della redditività e dell’efficienza. Queste sono solo alcune delle tesi espresse in diversi studi apparsi negli ultimi anni e firmati da istituzioni di rilievo come il Fondo Monetario Internazionale.
Passare dalla teoria alla pratica però non è sempre scontato. Assodato che la leadership al femminile in termini finanziari paga il quadro in Italia e in Europa restituisce ancora luci e ombre, tanto che la Commissione Ue dopo aver presentato una comunicazione e una proposta di legge ha fissato target ambizioni di inclusione nella sua strategia Europa 2020. In Italia le donne dirigenti sono cresciute del 49% dal 2008 al 2019, a fronte di un calo del 10% degli uomini, e secondo gli ultimi dati Inps, oggi rappresentano il 18,3% del totale, con un picco del 32,3% tra le under 35 e del 28% tra le under 40. Ma se questa è la situazione generale dell’impresa, che cosa accade in banca, un universo che, più di altri è sempre stato a trazione esclusivamente maschile? E nella consulenza finanziaria?
Consulenza finanziaria, i numeri dell’Albo
L’ultima relazione annuale dell’Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei consulenti finanziari ha evidenziato che la presenza femminile è aumentata del 2,4%, mentre è rimasto stabile il numero di consulenti finanziari uomini, la cui incidenza sul totale della popolazione diminuisce lievemente. Il dato segna un interesse emergente delle donne verso questa professione. Le donne, tuttavia, come ha avuto modo di ricordare l’ex presidente di Ocf, Carla Rabitti Bedogni: “Rappresentano poco più di un quinto degli iscritti, a dimostrazione del fatto che c’è ancora molto cammino da fare”.
Le top banker di Banca Generali
Eppure le banche private più all’avanguardia negli ultimi anni hanno fatto notevoli passi avanti in questa direzione. Le consulenti donne in Banca Generali sono circa 450 e da inizio anno il 23% dei nuovi ingressi è al femminile. Il simbolo di questa forza rosa porta quattro nomi: Enrica Lucchi (48 anni, top wealth advisor), Roberta Parodi (61 anni, top wealth advisor), Annalisa Fuschini (49 anni, top wealth advisor) e Margherita Masera (47 anni, top private banker).
Un traguardo raggiunto dalle banker grazie a tanta dedizione e determinazione. “All’inizio non è stato facile”, racconta Enrica Lucchi, bocconiana con un passato da analista finanziario in case di investimento sia italiane che estere. “Io, romagnola di origine, dopo 13 anni a Milano e in giro per il mondo, mi sono trovata a interloquire non più con grandi fondi di investimento, bensì con imprenditori, in genere molto più attenti ad aspetti industriali rispetto a quelli meramente finanziari. Ho dovuto modificare il mio linguaggio e il mio atteggiamento per essere efficace in quelle che sarebbero poi divenute relazioni fiduciarie, in cui la gestione del denaro rappresenta solo uno dei tanti tasselli e talvolta nemmeno quello prevalente”.
Il successo, tuttavia, non si è fatto attendere. “Per me è stato molto importante essermi costruita nel tempo una cultura finanziaria imperniata su quelli che vengono chiamati i fondamentali economici. E questo richiede un aggiornamento continuo attraverso tutti i canali di comunicazione a disposizione. Queste competenze sono utili sia per la gestione dei patrimoni finanziari, ma anche per poter supportare il cliente ed i suoi consulenti in operazioni straordinarie. Altrettanto importanti sono empatia e affinità con i nostri clienti. Per questo da anni personalmente lavoro assieme ad un collega strutturalmente e caratterialmente complementare a me. Questo ci fa essere maggiormente efficaci nello sviluppo commerciale e nella evoluzione dei rapporti con i nostri clienti”.
Per Roberta Parodi, laureata in Economia aziendale a Genova che fa questo mestiere dal 1995 e ha alle spalle una carriera in 5 realtà di rilievo, con clienti presenti principalmente in Italia occidentale tra cui molti imprenditori o ex imprenditori, essere donna non è un ostacolo, anzi può essere una qualità per fare questo mestiere. “In tutta la mia carriera non ho mai avuto la sensazione di essere stata penalizzata in quanto donna. Anzi, trovo questa professione molto adatta alle donne: abbiamo visione, siamo discrete, abbiamo una sensibilità spiccata e capiamo, a volte meglio e prima degli uomini, che quello che è importante per un cliente non lo è per un altro. Facendo questo lavoro mi sono molto divertita, ho ricavato del tempo per me e ho guadagnato molto più di quanto avrei pensato”. Per questo motivo Parodi – tracciando un bilancio della sua carriera – incoraggia altre giovani donne ad avviarsi alla professione.
Annalisa Fuschini, una laurea in Bocconi e il sogno sin da piccola di lavorare in banca vista la sua grande passione per i numeri, non vede le donne discriminate in questa professione ma riconosce la fortuna di lavorare in un ambiente molto attento – com’è Banca Generali – alle carriere anche al femminile.
“Noi siamo veramente tutti uguali: non vedo la differenza tra uomo e donna. Non colgo questa differenza, in banca siamo tutti grandi professionisti che lavorano con grande rispetto, nella stessa direzione e con lo stesso obiettivo”, racconta. “Quando sono entrata nella private bank nel 2015 mi sono meravigliata di vedere che ci fosse un corso dedicato alle donne e alla leadership al femminile. BG mi ha aiutato tantissimo lato prodotti, il brand è solido e importante per cui quando vai a trovare i clienti ti presenti con un bel cappello ai fini della tua crescita professionale”.
Anche Margherita Masera, piacentina, una laurea in Economia in Università Cattolica, che è riuscita ad affermarsi sul territorio raccogliendo la fiducia di importanti nuclei famigliari, crede che le donne in questo mestiere che coniuga abilità relazionale a preparazione scientifica possano avere una marcia in più.
“In questo percorso mi sono stati utili i corsi formativi proposti dalla banca per forgiare la figura del consulente sia a livello nazionale sia locale. Ma credo che la mia carta jolly sia stata principalmente la presenza costante a fianco dei clienti come persona: l’aspetto umano, la fiducia, la solidità del rapporto ha premiato. Quando i mercati sono come li vediamo oggi il tecnicismo ha dei limiti. L’importante è sviluppare un rapporto umano, di profonda conoscenza delle esigenze e scambio e una consapevolezza che va oltre il tecnicismo della professione. In questa fase le richieste che ricevo dagli imprenditori è aiutarli a cercare la luce in fondo al tunnel e il mio impegno è trovarla con loro”.