Economia

Donne e denaro: quali ostacoli alla parità di genere?

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Scarsa occupazione, basso reddito e gender pay gap, nonostante le professionalità e la preparazione acquisite. Sono questi alcuni degli ostacoli principali che complicano un coinvolgimento attivo e consapevole delle donne nella gestione finanziaria del proprio patrimonio e impediscono la parità di genere a livello finanziario.

È quanto emerge dal progetto di ricerca nazionale “Donne e denaro: una sfida per l’inclusione”, condotta da Banca Widiba in collaborazione con l’Unità di Ricerca in Psicologia Economica del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Ma è l’aspetto culturale a rappresentare il principale ostacolo a una reale parità tra uomo e donna in questo ambito, a cominciare dall’idea che il denaro sia esclusivamente uno strumento per affrontare emergenze, spesso connesse alla cura dei figli o della casa, e non un elemento utile a soddisfare i propri desideri e obiettivi personali.

Grande parte di queste difficoltà viene attribuita al linguaggio e all’approccio ancora fortemente influenzati da stereotipi di genere nell’offerta delle soluzioni finanziarie, che portano le donne a sentirsi a disagio di fronte a decisioni di tipo economico-finanziario e a svalutare le proprie competenze.

Tutte condizioni che le allontanano da una gestione diretta delle proprie risorse, piccole o grandi che siano. Un tema centrale emerso, in particolare nel laboratorio condotto con le lavoratrici non esperte in materia di investimenti finanziari, è poi quello del poco tempo che le donne hanno a disposizione per sé e che incide negativamente sulla possibilità di informarsi e di formarsi, a vantaggio di una gestione affidata ad altri componenti maschili del nucleo familiare.

Un ulteriore ostacolo è rappresentato da una scarsa presenza di consulenti finanziarie che, come rilevato anche dalla ricerca, tendono a subire in maniera minore gli effetti degli stereotipi di genere.

Donne ancora attori secondari negli investimenti

L’indagine multi-metodo – avviata all’inizio dell’anno con un’analisi della letteratura, a cui è seguita una ricerca quali-quantitativa con focus group e studi sperimentali – ha evidenziato uno scenario che mostra ancora le donne come attori secondari per quel che riguarda i temi legati agli investimenti finanziari e su cui ancora pesano stereotipi negativi diffusi in tutta la società. Il progetto non si è limitato a fotografare lo scenario del Paese sull’argomento, ma si è sviluppato ulteriormente con la realizzazione dei “Laboratori del Futuro”, pensati per mettere a sistema le conoscenze acquisite e progettare soluzioni concrete per abbattere le differenze di genere nel contesto finanziario.

I risultati dei Laboratori sono frutto di una metodologia innovativa e di un lavoro condiviso che ha visto, da un lato, la partecipazione di un campione rappresentativo di donne professioniste in vari ambiti senza esperienza diretta in materia di investimenti, dall’altro, quella di chi opera nell’ambito dell’educazione finanziaria all’interno del mercato economico-finanziario nazionale – autorità bancarie, associative e istituzionali, come Banca d’Italia, FEduF (ABI) e Diversity & Inclusion Speaking.

I gruppi, seguendo la metodologia dei Future Labs, sono stati invitati a individuare le criticità e gli ostacoli di oggi all’inclusione finanziaria di genere e a immaginare un mondo ideale in cui donne e uomini rivestano lo stesso ruolo nella gestione economica del patrimonio finanziario.