Arrivati al capolinea del Quantitative easing (Qe), con il quale giungono al termine gli acquisti aggiuntivi di titoli da parte della Banca centrale europea, restano i dubbi su quali armi Francoforte potrebbe sfoderare contro i rischi di un nuovo allargamento degli spread. Venendo meno una fonte importante di domanda di titoli di stato sul mercato secondario, infatti, tornerebbero a galla le differenze nel rischio degli emittenti, a svantaggio di Paesi periferici come l’Italia.
L’annuncio delle Outright monetary transactions (Omt), che nel 2012 permisero di far rientrare la speculazione sulla rottura dell’area euro, non rassicura appieno sulle modalità di effettiva attivazione. Mai utilizzate finora, le Omt permettono alla Bce di garantire liquidità di emergenza a uno stato membro che la richieda espressamente, ma viene concessa in cambio di un programma di politiche di rigore dei conti e riforme. In altre parole, la garanzia di ultima istanza della Bce non è un automatismo, ma vengono coinvolte alcune variabili politiche. Il governo italiano, ad esempio, potrebbe respingere questo tipo d’ingerenza nella politica economica e percorrere strade più radicali in uno scenario di crisi. Sarebbe, del resto, coerente con la linea sovranista che lo caratterizza.
In tutto ciò, uno strumento assai più versatile per aiutare le banche nuovamente colpite dalla svalutazione dei titoli pubblici in portafoglio, sarebbe rappresentata da una nuova emissione di liquidità a costo agevolato, la Tltro (targeted longer term refinancing operation).
“Ci aspettiamo che la Bce lancerà nuove manovre Tltro nei prossimi mesi”, ha affermato Lionel Melin, senior cross-asset strategist di Lyxor AM, “un’estensione di queste linee di liquidità (con condizioni più stringenti che potrebbero allinearsi automaticamente con i tassi ufficiali della Bce) sembra difficile da evitare”.
Per le banche italiane, infatti, il rimborso delle precedenti porzioni di Tltro comporterebbero un rincaro nei costi di finanziamento (tramite nuove emissioni di bond bancari) che colpirebbe la redditività degli istituti in un momento ancora difficile.
“La metà dei 725 miliardi di euro dei Tltro (i cui prestiti sono stati emessi ad un potenziale di -40 punti base) giungerà a scadenza a metà del 2020”, ha spiegato Melin, “mentre il resto nel primo trimestre del 2021. Le banche italiane sembrano particolarmente vulnerabili dato il massiccio utilizzo di questi prestiti da parte loro, mentre le loro riserve in eccesso risultano scarse (4% del totale dell’Eurozona)”. Circa un terzo delle Tltro, infatti, sono state utilizzate dalle banche italiane.
Secondo lo strategist di Lyxor “l’impatto sulla liquidità è sostanziale e si farà sentire già nella prima del 2019, poiché il finanziamento del Net Stable Funding Ratio [parametro che prevede una stabilità nelle fonti di finanziamento a lungo termine] deve essere garantito per un orizzonte temporale superiore ai 12 mesi”.
Dal punto di vista operativo Melin ritiene che l’aumento dei salari e la moderata crescita dell’Eurozona comporterà un aumento dei rendimenti dei Bund a dieci anni: “siamo sottopesati sulle obbligazioni sovrane dell’Eurozona a lunga scadenza e preferiamo le esposizioni a breve scadenza”.