LONDRA (WSI) – Il futuro per l’Europa sarà più giapponese, che tedesco. L’editorialista del Financial Times, Wolfgang Münchau, non ha dubbi in merito. In un lungo articolo pubblicato sul quotidiano di Londra, spiega che per risolvere la crisi del debito ci vorranno ancora tanti anni. Il giornalista ha calcolato che sarà necessario sopportare una decina d’anni di crescita bassa e banche zombie, prima di poter passare il guado.
Dal suo desk esprime preoccupazioni circa la situazione in cui si trova a convivere l’Europa. Trovando molto somiglianze con quella che ha rovinato il Giappone negli ultimi venti anni. “Siamo di fronte a una miscela di ricapitalizzazioni bancarie di piccole dimensioni e cambiamenti normativi, che richiederanno tanti anni prima di essere completati”, spiega.
In un altro passaggio del suo articolo segnala come “durante questo periodo di austerità finanziaria, il settore privato si confermerà debole, mentre quello pubblico sarà vincolato da obblighi di Trattati che continueranno a rivendicare grandi avanzi nei bilanci pubblici”. “Anche qualora – avverte- dovesse concretizzarsi una ripresa delle esportazioni della periferia d’Europa, non facciamoci illusioni: gli effetti dell’austerity e della crisi bancaria continueranno a perdurare”.
A condurre a questa situazione ha contribuito la Germania, che ha migliorato la sua competitività nei confronti della zona euro in questi anni. “E adesso che i salari tedeschi stanno aumentando a una velocità leggermente maggiore di quelli di Spagna e Italia ci vorrà tempo per invertire il trend”, dice Munchau. A suo avviso c’è poi anche un secondo fattore che ha remato contro: si chiama scoppio della crisi bancaria che ha condotto quella stretta creditizia andata poi a deprimere l’economia reale.
Quindi? “I responsabili politici – riprende Munchau – sono aggrappati alla speranza che l’unione bancaria risolverà tutto. Ma può questo non accadrà in quanto quella sarà una riforma importante, ma solo nel lungo periodo”. Anche il Professore dell’Università Ramon Llull, Santiago Niño Becerra, annuisce quando sostiene che la fine della crisi è ancora lontano. “Quando tutto questo sarà finito, il mondo non tornerà ad essere quello che era”, è la sua opinione. L’economia, insomma, “non sara’ piu’ la stessa”.
Secondo l’accademico, ormai è stato messo completamente in discussione il modello economico, politico e sociale su cui si basava la società. “Potremmo dirci fuori dal tunnel della crisi quando verrà individuato un nuovo modello di sviluppo basato più sulle persone, e meno sulla ricerca smodata del benessere“.