La Banca del Giappone non si accoda a BOE e FED e conferma la sua politica monetaria espansiva, nonostante l’inflazione stia alzando la testa. È il risultato dalla riunione odierna, da cui è emersa la conferma del tasso di interesse negativo dello 0,1%. Non solo l’istituto di politica monetaria nipponico ha fatto sapere che continuerà ad acquistare tutti i titoli di stato giapponesi necessari per mantenere il rendimento decennale intorno allo 0%. Una mossa che rafforza le aspettative che Tokyo rimarrà una delle ultime banche centrali ha segnare una svolta verso una politica monetaria più restrittiva.
Parlando dei prezzi al consumo, il governatore Haruhiko Kuroda ha spiegato che le attese sono per un aumento ma che tutto “dipenderà dalle future variazioni dei prezzi del greggio e dai passi del governo per attutire il colpo. Potremmo vedere l’inflazione muoversi intorno al 2% per un po’ di tempo da aprile” ha detto, spiegando che “manterremo pazientemente il nostro potente allentamento monetario per raggiungere un’inflazione sostenibile e stabile”.
Intanto nel mese di febbraio, i prezzi al consumo (esclusi i prodotti freschi) sono aumentati dello 0,6% a febbraio su base annua, un’accelerazione guidata dall’impennata dei prezzi dell’energia, secondo i dati diffusi oggi dal Ministero degli affari interni. Il consenso degli economisti prevedeva un’inflazione dello 0,5%, dopo l’incremento dello 0,2% di gennaio scorso.
Il Giappone è stato finora un’eccezione rispetto a molti altri Paesi come gli Stati Uniti che da mesi registrano un’inflazione elevata, non solo legata all’impennata dei prezzi delle materie prime ma anche a una forte ripresa della crescita.
BoE segue la FED: tassi più alti di 25 punti base
Ieri, intanto, dopo la FED, anche la Bank of England ha alzato i tassi di interesse dallo 0,50% allo 0,75%. La decisione è stata presa con 8 voti favorevoli e uno contrario.
La Monetary Policy Committee, il comitato monetario della Banca d’Inghilterra, ha fatto sapere che:
“un ulteriore modesto inasprimento della politica monetaria può essere appropriato nei prossimi mesi, ma ci sono rischi legati a qualunque tipo di decisione legati alle prospettive di medio termine sull’inflazione”.
A questo proposito, la Boe ha sottolineato che l’invasione russa dell’Ucraina ha portato a ulteriori aumenti dei prezzi dell’energia e delle altre materie prime, compresi i generi alimentari. “E’ anche probabile che siano esacerbate le interruzioni della catena di approvvigionamento globale” e il conflitto “ha significativamente aumentato l’incertezza sulle prospettive economiche. Le pressioni inflazionistiche globali si rafforzeranno ulteriormente nei prossimi mesi, mentre la crescita nelle economie che sono importatori netti di energia, compreso il Regno Unito, probabilmente rallentera’”, si legge nel comunicato.
Secondo la Banca centrale britannica, il recente aumento dei prezzi dell’energia potrebbe spingere l’inflazione annuale 2022 sopra il 7,25% stimato per aprile, che in precedenza era considerato il picco per l’anno in corso. E per questa ragione, “la politica monetaria agirà per assicurare che le aspettative di inflazione a lungo termine siano ben ancorate intorno all’obiettivo del 2%”.