ROMA (WSI) – E’ crisi nera per il Partito democratico uscito con le ossa rotte dall’ultima tornata elettorale, attestandosi sotto la soglia del 20%, percentuale che esclude la fattibilità di una larga intesa tra Renzi e Berlusconi per poter dare vita a una maggioranza.
Una Caporetto che sfocia nell’annuncio di dimissioni da parte del segretario Matteo Renzi che però, come detto ieri, resterà in carica fino alla composizione delle Camere e alla nascita del nuovo governo. Da qui l’interrogativo: quale sarà il futuro del partito democratico?
Un nome si erge su tutti ed è quello del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda che nelle ore seguenti all’annuncio delle dimissioni di Renzi fa la sua uscita ufficiale:
“Non bisogna fare un altro partito ma lavorare per risollevare quello che c’è. Domani mi vado ad iscrivere al @pdnetwork”.
Così il ministro su Twitter che già nei mesi scorsi si era fatto notare sulla scena politica della sinistra lanciando frecciatine alla direzione proprio di Renzi e invocando un cambiamento radicale. Grazie Carlo!, è stata la risposta al tweet di Calenda da parte di Paolo Gentiloni. Preparo il comitato d’accoglienza! Che bella notizia fa eco Matteo Richetti. Sempre a Twitter Calenda affida la sua lucida analisi sul voto e sulla disfatta in casa Pd.
“Abbiamo dato la sensazione di essere un partito delle elite (te lo dice uno che se ne intende). È successo in tutto l’Occidente ai progressisti. Ma è anche effetto del nostro modo di comunicare ottimistico/semplicistico. Tornare a capire le paure non tentare di esorcizzarle (..) Semplicistiche non sono state proposte o azione Gov ma visione presente/futuro. Multiculturalismo, globalizzazione, innovazione spaventano i cittadini, se messaggio è l’unica cosa di cui aver paura è la paura si perde il contatto e si spinge verso fuga dalla realtà = m5S”.