ROMA (WSI) – Appuntamento a Roma, dove il presidente della Bce Mario Draghi fa ritorno per tenere un’audizione al Parlamento italiano, per la prima volta dal 2009, quando era ancora governatore di Bankitalia. Draghi invita i parlamentari italiani a non pensare che i problemi dell’Eurozona siano stati risolti. “Questa ripresa non è strutturale. E’ ciclica. Insisto sulla parola ‘ciclica’, ha detto il numero uno della Bce, aggiungendo che l’Eurozona non è stata creata per fare in modo che coesistano “creditori e debitori permanenti”.
Il QE dovrebbe in ogni caso, attraverso il calo dei tassi d’interesse a lungo termine e il ribasso dell’euro, spingere la crescita italiana di un punto percentuale entro il 2016, secondo il banchiere, che ha parlato alla Commissione Finanze della Camera.
Rassicurazioni sulla volontà di portare avanti il QE: “Intendiamo procedere con il QE almeno fino al settembre del 2016”. E “non ci sono al momento segnali di carenza di bond” da acquistare. Ancora prima aveva sottolineato che la Bce ha “rimosso i dubbi” sulla reversibilità dell’euro. Detto questo, il banchiere ha voluto sottolineare che la “politica monetaria non può risolvere i problemi strutturali di un’economia”. E una importante precisazione è stata fatta riguardo al caso specifico dell’Italia. La crescita dell’economia, ha tenuto a precisare Draghi, si era “smorzata” già ben prima che il paese entrasse nell’euro.
Più volte il numero uno dell’Eurotower ha detto che l’euro non è stato responsabile della crisi. Draghi ha riconosciuto che in Italia il sostegno alla valuta europea si sta erodendo.
“In vari paesi dell’area la crescita potenziale si era smorzata già prima dell’arrivo euro, in Italia dal 2,5 per cento annuo dei primi anni 90 si era scesi all’1,5 per cento nel 1999, e oggi il Fmi stima che sia a zero”. Dunque, Draghi ha assolto l’euro da eventuali responsabilità, che spesso i movimenti contro l’Eurozona tentano di affibbiargli. E anzi, ha detto chiaramente: “Chi vuol far paragoni, può avere un primo parametro” nello spread dell’Italia del 2011, cioè 500 punti base sopra il Bund tedesco, che “per inciso è quello precedente all’ingresso dell’Italia nell’euro”.
Insomma: “Io personalmente penso che trincerarsi nuovamente dentro i confini nazionali non risolverebbe i problemi”. Rimarrebbero d’altronde, ad avviso di Draghi, i problemi della “bassa demografia e del debito alto” e “la disoccupazione finirebbe per aumentare”.
Sulle condizioni del sistema finanziario italiano, Draghi ha detto: “Guardiamo con favore a provvedimenti che liberino i crediti deteriorati dai bilanci delle banche, anche da quelle italiane”.
Draghi ha parlato anche del tessuto produttivo dell’Italia, che è sbilanciato su “microimprese” il cui numero riflette anche il quadro normativo e giudiziario. “I tempi dei processi influiscono sulla volontà di erogazione del credito alle aziende. In media in Italia una causa richiede 5 anni, a fronte di 1 anno in Germania, Francia e Spagna – ha detto – Esistono studi secondo cui il dimezzamento della lunghezza dei processi farebbe crescere le imprese tra l’8 e il 12 per cento”.
Tornando a parlare in generale, Draghi ha affermato che “l’Eurozona è probabilmente la parte del mondo con le tasse più alte e ciò, inevitabilmente, pesa sulla crescita”.
Intanto, in un’intervista riportata da Bloomberg Carla Ruocco, vice presidente della Commissione Finanze della Camera e esponente M5S, dove sta tenendo l’audizione, non aveva fatto nulla per nascondere il proprio scetticismo: “Non sarei sorpresa se Draghi tentasse di respingere le nostre preoccupazioni o ignorare del tutto le nostre domande”, aveva detto Ruocco prima dell’audizione di Draghi.
Ruocco aveva espresso il desiderio di porre a Draghi domande sulle cariche che ha ricoperto in passato, quando è stato direttore generale del Tesoro fino al 2001 e governatore di Bankitalia tra il 2006 e il 2011, carica assunta dopo aver lavorato per Goldman Sachs. “Vorrei chiedergli qualcosa a proposito del livello di trasparanza e dei rischi dei prodotti finanziari, inclusi quelli utilizzati dai governi per gestire le loro finanze, come i derivati sui debiti”.
“Potrebbe non essere un benvenuto trionfale, ma (Draghi) gioca in casa e la sua decisione sul QE è stata qualcosa che l’Italia ha voluto in modo molto forte – aveva commentato Alessio Terzi, analista presso il gruppo di ricerca Bruegel, a Bruxelles, in un’intervista rilasciata a Bloomberg. Allo stesso tempo: “la situazione economica dell’Italia è tutto fuorché rosea e ci saranno critiche, soprattutto dai movimenti anti-euro”. (Lna)