L’Europa deve agire in modo compatto, resistendo alle tentazioni di dare priorità agli interessi nazionali dinanzi agli Stati Uniti di Donald Trump o alla Cina di Xi Jinping. È la raccomandazione di Mario Draghi che, ieri, nel corso di una tavola rotonda sul futuro della competitività europea col presidente francese Emmanuel Macron al Collège de France di Parigi, ha ribadito la necessità che l’Unione europea avanzi ”velocemente” per fronteggiare insieme le sfide mondiali, senza cedere alla tentazione del ciascun per sé.
Dare preferenza all’azione collettiva
Un’esortazione che, non a caso, arriva a ridosso del trionfo di tycoon alle Presidenziali Usa. Il prossimo inquilino alla Casa Bianca ha messo in chiaro l’intenzione di alzare il muro dei dazi al punto di vista commerciale. E, in questa direzione, non si esclude che possa procedere, stipulando accordi con i singoli Paesi dell’Ue.
“Non vedo alcun destino ineluttabile – ha spiegato ieri l’ex premier, facendo riferimento all’avvento della seconda amministrazione Trump -. Tuttavia, se ci dividiamo, perdiamo il nostro vantaggio. E il rischio, se nei prossimi due anni non otteniamo risultati concreti, è che alcuni paesi siano tentati da avventure singolari con gli Stati Uniti d’America. Penso che la preferenza debba andare all’azione collettiva, perché è ciò che ci permette di essere efficaci”, ha avvertito, aggiungendo che, “non si tratta di protezionismo, ma se ci sono economie come la Cina che, da dieci anni, sovvenzionano eccessivamente alcuni segmenti e raggiungono un livello di sovracapacità, riversando tali eccessi sul nostro continente, dobbiamo proteggerci. Non per creare distorsioni rispetto al Wto ma semplicemente per ripristinare regole di giusta concorrenza”.
Recuperare terreno nell’hi-tech
Al di là delle politiche che adotterà il neo presidente e su cui non c’è certezza, l’elezione di Trump – secondo Draghi – darà un impulso all’high tech, settore in cui il Vecchio Continente è in ritardo.
Draghi ha poi invitato i Ventisette a “sbarazzarsi della regolamentazione inutile” e ad applicare la logica del mercato unico a settori come l’energia e le telecomunicazioni. “Questo è forse uno dei motivi della nostra mancanza di competitività: abbiamo escluso l’energia dal mercato unico, con modelli molto nazionali e interconnessioni carenti, che hanno portato a un mercato energetico disfunzionale e costoso” ha aggiunto, spiegando che in Europa manca un mercato delle telecomunicazioni veramente integrato il che limita la capacità di investire rispetto agli Stati Uniti.