Mario Draghi apre al Bitcoin e alle criptovalute come strumento di politica monetaria. Blockchain e piattaforme analoghe sono considerate tecnologie in continua evoluzione che meritano di essere scrutinate prima di poterle utilizzare, ma le autorità di politica monetaria non escludono di prendere in considerazione la possibilità di servirsene in futuro.
Lo ha detto il presidente della Bce rispondendo alla domanda di uno dei presenti alla conferenza “Youth Dialogue” a Dublino, che ha preso il via venerdì 22 settembre alle 11.30 italiane. Pur riconoscendo di “non essere un esperto” in materia, Draghi ha reso noto che, come avviene per ogni innovazione digitale, le autorità stanno studiando le possibilità che offre la tecnologia delle valute virtuali.
“Stiamo esaminando il Bitcoin e il blockchain: la tecnologia non è ancora matura perché venga considerata dalle banche centrali come uno strumento di politica monetaria”, ha dichiarato Draghi durante un intervento a Dublino, aggiungendo che tuttavia in futuro non esclude che potrebbe essere il caso.
Come per tutte le tecnologie ancora in divenire, Draghi ha detto che bisogna vedere quali progressi vengono fatti. I rischi associati al Bitcoin sono da prendere attentamente in considerazione: ogni innovazione verrà analizzata per capire quanto resistente sia e quale sia l’effettiva esposizione ai rischi in ambito di sicurezza, per esempio di attacchi cibernetici.
Draghi è intervenuto all’evento “Youth Dialogue” organizzato dal Banca centrale irlandese e dal Trinity College. Durante il suo intervento Draghi ha sottolineato anche come la crescita economica dell’Eurozona porterà anche giocoforza alla creazione di occupazione per i giovani.
Lavoro, Draghi chiede ulteriore flessibilità
Detto questo, la situazione occupazionale per i più giovani resta allarmante. Draghi ha dato qualche numero, sottolineando che sebbene dal picco del 24% nel 2013, la disoccupazione giovanile è scesa al 19%, si tratta in ogni caso di un tasso quattro punti percentuali ancora superiore ai livelli pre crisi del 2007.
Sulla performance economica dell’area euro, Draghi ha speso parole incoraggianti, sottolineando che il trend del prodotto interno lordo dell’Eurozona è positivo da ormai 17 trimestri di fila, un periodo durante il quale sono stati creati nel frattempo oltre 6 milioni di posti di lavoro in totale. Tra i dati citati dal presidente della Bce anche il fatto che “nel 2016 circa il 17% dei giovani tra i 20-24 anni non studia, non lavora e non fa formazione”.
“In alcuni Paesi sono stati fatti passi avanti per ridurre la disoccupazione giovanile e con il consolidamento della ripresa diminuirà ulteriormente”, ha continuato l’ex banchiere di Goldman Sachs. “Ma per affrontare le cause strutturali della disoccupazione giovanile, sono necessarie forme di protezione omogenee tra i lavoratori, accordi di lavoro flessibili, programmi di formazione professionale efficaci, un elevato grado di apertura del commercio e sostegni per ridurre i costi sociali della mobilità”.
Per il bene dei giovani, ma anche “per il futuro dei loro paesi e della loro democrazia”, i governi devono varare le riforme necessarie sopra citate. Italia e Francia hanno varato i loro rispettivi Jobs Act per rendere più flessibile il mercato del lavoro in entrata e in uscita, ma Draghi chiede ulteriori sforzi: “i giovani non vogliono vivere con i sussidi. Vogliono lavorare e allargare le proprie opportunità ed oggi, dopo la crisi, i governi sanno come rispondere alle loro richieste e come creare un ambiente in cui le loro speranze possano avere una opportunità”.
Draghi ha concluso la sessione domanda e risposta della conferenza di Dublino con un messaggio motivazionale, un consiglio per i più giovani che vogliono fare carriera e avere successo: mostrare sempre coraggio e curiosità.
Oggi sui mercati i prezzi del Bitcoin, che non attraversano un buon periodo, scendono del 4,7% a 3.621,7 dollari.
(Immagine: Coinmarketcap.com)