Economia

Draghi bacchetta l’UE: “servono riforme dei mercati, il modello basato su salari bassi non è più sostenibile”

Non c’è più tempo da perdere. Se l’Europa non vuole perdere il treno della crescita deve mettere in atto riforme strutturali coraggiose e tempestive. Così Mario Draghi nel suo intervento di ieri al Simposio annuale del Centre for Economic Policy Research (CEPR) a Parigi. L’ex premier italiano ha anche criticato la visione ottimistica secondo cui l’Europa potrebbe gestire un declino “confortevole”, affermando che le sfide attuali richiedono una lotta attiva per preservare i valori europei.

“Non abbiamo alcun diritto immutabile affinché la nostra società rimanga sempre come vorremmo,” ha dichiarato, esortando i leader europei a prendere decisioni coraggiose e tempestive. Il suo intervento si è focalizzato principalmente sull’urgenza delle riforme di mercato, sul debito comune e su altri aspetti fondamentali per la crescita economica e la sostenibilità dell’Europa.

L’urgenza della riforma dei mercati

Secondo l’ex premier, le riforme devono mirare a migliorare il mercato unico europeo e il mercato dei capitali, poiché queste modifiche sono fondamentali per sostenere i meccanismi che guidano la crescita della produttività.

“Le riforme di mercato sono necessarie affinché le politiche macroeconomiche abbiano pieno effetto,” ha dichiarato Draghi, evidenziando la necessità di un approccio sinergico tra riforme e politiche economiche.

Inoltre, Draghi ha avvertito che se l’UE non intraprenderà queste riforme, si troverà a fronteggiare un futuro stagnante con il rischio concreto che, tra venticinque anni, il tasso medio di crescita europeo rimarrà quello attuale. Questo scenario comporterebbe entrate fiscali stagnanti e un aumento delle spese pubbliche non accompagnate da un corrispondente incremento del PIL. “Le riforme di mercato sono necessarie affinché le politiche macroeconomiche abbiano pieno effetto,” ha affermato, evidenziando la necessità di un approccio sinergico tra riforme e politiche economiche.

L’urgenza è amplificata dal fatto che “da qualche tempo il mercato cinese è diventato meno favorevole per i produttori europei. Il rallentamento ha aumentato la nostra dipendenza dal mercato statunitense. Ma la nuova amministrazione statunitense sembra riluttante ad agire come nostro acquirente di ultima istanza. Dovremo confrontarci con una strategia statunitense deliberata per sopprimere i surplus commerciali nei suoi principali partner commerciali”.

Quindi – prosegue Draghi – sia le politiche strutturali sia quelle macroeconomiche devono cambiare, per aumentare la crescita interna in Europa.

Ma non solo. Draghi ha esortato i leader europei a considerare le riforme non solo come una necessità economica, ma anche come una questione di giustizia sociale. “Le disuguaglianze crescenti non solo minacciano la coesione sociale, ma possono anche compromettere la stabilità economica,” ha avvertito. Le riforme devono quindi mirare a creare opportunità per tutti i cittadini europei e a garantire una distribuzione equa dei benefici della crescita.

Il debito comune come strumento di sviluppo

Altro tema chiave affrontato da Draghi è stato quello del debito comune. L’ex premier ha messo in evidenza che l’emissione di debito congiunto da parte dell’UE potrebbe creare uno spazio fiscale aggiuntivo necessario per affrontare periodi di bassa crescita. Tuttavia, ha chiarito che non si può procedere in questa direzione senza prima implementare le riforme strutturali richieste.

“Senza un debito comune dovremo anche spostare la nostra azione politica dalla modifica dell’orientamento della politica fiscale al miglioramento della sua composizione,” ha affermato Draghi, sottolineando l’importanza di aumentare gli investimenti pubblici e migliorare il coordinamento tra gli Stati membri.

Draghi ha inoltre evidenziato come il modello economico attuale, basato su salari bassi e sull’export, non sia più sostenibile. Da qui la necessità di utilizzare appieno lo spazio fiscale disponibile per stimolare la domanda interna e contrastare la debolezza del ciclo reddito-consumo. Questo richiede un cambiamento radicale nella strategia economica europea.

“Dobbiamo investire in innovazione, infrastrutture e sostenibilità,” ha dichiarato, sottolineando che questi investimenti non solo stimolerebbero la crescita economica, ma contribuirebbero anche alla transizione verso un’economia verde.

Draghi ha infine sottolineato la necessità di combattere il declino demografico dell’Europa “Dal 2040 ci saranno 2 milioni di lavoratori in meno all’anno,” ha avvertito, evidenziando l’urgenza di adottare misure proattive per affrontare questa problematica.