ROMA (WSI) – Nessuna sorpresa. Come ampiamente previsto dagli analisti e dal mercato, la Bce non ha toccato il costo del denaro, che resta inchiodato ai minimi storici: il tasso principale allo 0,15%, quello sui prestiti marginali allo 0,40% e quello sui depositi in negativo a -0,10%. Anche Bank of England ha oggi lasciato i tassi invariati.
Se dovesse cambiare lo scenario inflazionistico di medio e lungo termine dell’Eurozona, la Bce potrebbe utilizzare misure non convenzionali incluso il quantitative easing, cioè l’acquisto su larga scala di titoli. “Il consiglio della Bce è unanimemente determinato a usare anche misure non convenzionali se fosse necessario. Gli interventi riporteranno l’inflazione verso l’obiettivo del 2%” ha affermato il presidente della Bce, Mario Draghi nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo. “Le attese generali del pubblico nell’area euro sull’inflazione per il breve termine si sono indebolite” ha riferito il numero uno della Banca Centrale Europea. Tuttavia sulle attese di medio-lungo termine “non osserviamo nessun calo”.
A giugno, dopo sette mesi di blocco la Bce guidata da Mario Draghi aveva deciso di tagliare i tassi di interesse. Ma non solo. Il governatore aveva anche deciso di sfoderare un’altra arma: una nuova tornata di prestiti alle banche condizionati però al fatto che concedano credito all’economia reale.
Crescita lenta. “Le informazioni disponibili – ha detto Draghi – indicano una ripresa nell’Eurozona che procede a ritmo moderato e disomogeneo fra i vari Paesi. I rischi geopolitici aumentati possono penalizzare la ripresa nell’Eurozona”.
Paesi facciano riforme e non allentino sforzi I Paesi dell’Eurozona devono intensificare le riforme strutturali e “non disfare i progressi fatti nel consolidamento di bilancio”, con misure favorevoli alla crescita, ha continuato Draghi, citando fra i rischi al ribasso per la crescita uno sforzo insufficiente sulle riforme economiche.
Recessione Italia. Il calo del Pil in Italia è stato determinato dalla debolezza degli investimenti, che a loro volta può riflettere “la generale incertezza che circonda le riforme economiche”. “Una delle componenti della bassa crescita in Italia è nei bassi investimenti, laddove invece i consumi hanno segnato un rimbalzo”, ha detto Draghi. Ma l’Italia non è l’unico paese in cui gli investimenti siano bassi: in tutta l’area euro i livelli sono bassi. “Se ci chiediamo perché certo non è il costo dei capitali: la prima risposta è nella domanda ma la seconda riposta è che ha a che fare con la generale incertezza che circonda le riforme: è un fattore importante – ha insistito – che scoraggia gli investimenti”.
Riforme strutturali. Per i Paesi dell’Eurozona è arrivato il momento di “cedere sovranità ” all’Europa per quanto riguarda le riforme strutturali.. “I Paesi che hanno fatto programmi convincenti di riforma strutturale – ha aggiunto Draghi – stanno andando meglio, molto meglio di quelli che non lo hanno fatto o lo hanno fatto in maniera insufficiente”.