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Draghi-Biden, di che cosa hanno parlato

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Come da agenda, la questione Ucraina è stato l’argomento clou su cui si sono confrontati ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente Usa Joe Biden. Draghi, nella sua prima visita alla Casa Bianca da quando è presidente del Consiglio, ha portato al commander-in-chief americano le priorità del Vecchio Continente, ovvero la ricerca di aprire un canale diplomatico che porti a negoziati “credibili”.

“Molti in Europa condividono la nostra posizione unita nell’aiutare l’Ucraina, e nel sanzionare la Russia. Ma si chiedono anche: come possiamo mettere fine a queste atrocità? Come possiamo arrivare a un cessate il fuoco? Come possiamo promuovere dei negoziati credibili per costruire una pace duratura?”, ripete Draghi, mentre Biden, non ha riecheggiato a questi commenti di Draghi.

Un segnale chiaro, secondo il Washington Post, che l’amministrazione Usa rimane scettica sulla possibilità di riavviare colloqui seri, come ha ribadito la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. “Continuiamo ad essere aperti ad una soluzione diplomatica in Ucraina ma non vediamo nessun segnale da parte della Russia che voglia impegnarsi in questo percorso”.

Il presidente americano ha parlato di Draghi come di un “buon amico” e ha lodato  la capacità  del primo ministro italiano di “tenere unite la Ue e la Nato”: una Ue forte, riconosce Biden, è “nell’interesse degli Stati Uniti”.

Nel faccia a faccia di oltre un’ora Biden chiede che l’Italia continui a fare la sua parte, come ha fatto finora con una rinnovata “leadership“, sia per sostenere economicamente e militarmente l’Ucraina sia per imporre “costi” sempre alti a Mosca. All’alleato il premier garantisce una nuova tranche di aiuti economici a Kiev e un impegno maggiore delle forze armate a difesa del fianco est: la missione italiana in ambito Nato, come ha annunciato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini in Parlamento, sara’ estesa a breve anche a Bulgaria e Ungheria per “rafforzare la postura di deterrenza e rassicurazione”. Sulle armi, su cui pero’ si moltiplicano i mal di pancia della maggioranza che sostiene il governo a Roma, l’Italia si appresta a valutare un terzo decreto per l’invio di pezzi piu’ ‘pesanti’. Si è parlato, tra l’altro, dei semoventi d’artiglieria M109. Non escluso che ci siano anche i blindati leggeri Lince.

Grano e energia sul tavolo del bilaterale Draghi Biden

Diversa è la questione del grano, di cui anche Biden riconosce apertamente l’urgenza: quando Draghi propone la necessità di “chiedere alla Russia di sbloccare il grano bloccato nei porti ucraini”, il presidente Usa, secondo fonti italiane, risponde che sì, ci sono “milioni di tonnellate ferme”e si rischia “una crisi alimentare in Africa”. Si vedrà se questo porterà a un intervento Usa per facilitare la riapertura dei porti. Nel frattempo, Draghi chiede a Biden un sostegno alla “stabilizzazione della Libia” che può essere “un enorme fornitore di gas e petrolio”. Perché è la crisi energetica, l’altro grande tema sul tavolo del bilaterale, nel corso del quale non si sarebbe invece affrontata la questione delle forniture di armi all’esercito ucraino.

Altro fronte comune, sui cui Roma chiede il sostegno di Washington, quello degli approvvigionamenti energetici. Gli Usa hanno siglato a fine marzo l’accordo per aumentare di 15 miliardi di metri cubi le forniture di Gnl all’Europa. Una quota andra’ all’Italia che nel frattempo sta implementando la capacita’ di rigassificazione, con una nave che dovrebbe essere operativa gia’ a inizio 2023 e un secondo rigassificatore galleggiante da attivare entro la fine del prossimo anno. In questo quadro, nel medio periodo, gli States potranno giocare (il messaggio che arriva da Draghi) un ruolo “fondamentale”, perché e forniture a stelle e strisce al momento si fermano al 10% ma il governo ha tutta l’intenzione di incrementarle per arrivare al 2024 alla piena indipendenza dal gas russo.