Mercati

Draghi e l’incapacità di stupire i mercati, mentre si rafforzano sentimenti anti-euro

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LEGNANO (WSI) – Ebbene anche questo mese ci siamo. E’ il giorno della Banca Centrale Europea che ancora una volta si trova davanti ad una situazione che di mese in mese va deteriorandosi e che la pone sempre più in obbligo di intervenire in qualche modo, laddove le sue stesse aspettative vengono puntualmente disattese.

La situazione

Senza alcun dubbio il dato più allarmante è quello sull’inflazione dell’Eurozona, unico parametro che peraltro la BCE ha il mandato di governare. Non più tardi di lunedì la pubblicazione è stata a dir poco allarmante in quanto si è registrato un Indice dei prezzi al Consumo dello 0,5% ed un dato core allo 0,8%, ben lontani sia dal target di statuto del 2% ma anche dal dato atteso che puntualmente Mario Draghi ci ricorda ad ogni conferenza stampa del primo giovedì del mese; come se poi il parametro dell’inflazione attesa potesse essere di così facile calcolo e di così estrema affidabilità. Vedi il Giappone per 20 anni e otterrai una risposta di natura empirica.

Le aspettative di lungo periodo sull’inflazione che Draghi più volte ha ricordato essere ancorate a circa l’1,9% appaiono inoltre decisamente ottimiste laddove il consensus da parte di molti analisti e banche d’affari ci descrive una situazione che potrà vedere tendenzialmente un 1,7% per i prossimi tre anni.

Non certo un sollievo laddove il processo di disinflazione appare in buona maturazione e i contesti di deflazione sono già una realtà e dove, ancora, la stessa locomotiva Germania ha di recente mostrato dati sui prezzi al consumo non propriamente confortanti.

Come abbiamo perciò più volte ribadito nelle scorse settimane e con ancora maggiore veemenza nei giorni più recenti, la pressione verso una qualche tipologia di interventismo da parte di Francoforte continua ad essere alta, ove non solo le recenti pubblicazioni dei vari indicatori economici dell’Eurozona non sono state di certo lusinghiere (il “calo” della disoccupazione dal 12% all’11,9% è davvero poca cosa) e ove si affacciano nuovi pericolosi fantasmi che minacciano il sistema nel suo complesso come quello sul fronte politico.

Le elezioni amministrative in Francia hanno attestato la grande affermazione del partito nazionalista ed antieuropeista con il governo di Hollande che ha dovuto forzatamente procedere ad un rimpasto, ad un mese e mezzo di distanza da quelle famose elezioni europee che rappresentano un vero e proprio macigno sulla schiena dell’euro in quanto è serio il rischio che siano proprio i partiti e i movimenti anti-euro a prevalere alle urne.

Cosa potrà succedere

Francamente, e lo abbiamo più volte ribadito, sono davvero poche le carte da giocare da parte della BCE che, a dispetto di quanto comunemente si crede, ha fatto anche troppo per quello che il suo anomalo e limitatissimo mandato consente. E anche le restanti cartucce da sparare, quale un ulteriore riduzione del corridoio dei tassi di interesse piuttosto che una misura in stile LTRO, potrebbero rivelarsi del tutto inefficaci nel medio termine e portare solo a volatilità di breve.

Verosimilmente Mario Draghi si premurerà di affermare che l’ultima release sull’inflazione è quanto meno distorta da fattori temporanei quali il recente calo dei prezzi dell’energia piuttosto che il prolungamento dei saldi per le vendite al dettaglio.

Con buona probabilità quindi il tema verrà sminuito e i toni saranno ancora dovish, come già anticipato nei recenti speech di questa settimana da parte di Weidmann (presidente Bundesbank) e Constancio (vicepresidente BCE).

Sul fronte tassi, la leva operativa principale di una banca centrale, sarebbero due le strade possibili: un taglio del tasso di rifinanziamento principale di 10 punti base, o l’abbassamento e quindi l’approdo in territorio negativo del tasso di deposito.

Misure che, come hanno dimostrato recenti proiezioni di mercato, avrebbero un effetto piuttosto limitato e non abbastanza di garanzia verso una vera ripresa del circuito del credito in grado di rimettere in moto il sistema economico nel suo complesso, con l’attivazione della spirale investimenti-occupazione-consumi. Ci duole perciò dirlo, ma è davvero arduo che il governatore Draghi possa stupirci. E almeno non ora.

E se dovesse farlo, i potenziali benefici potrebbero essere molto limitati anche se si darebbe un segnale molto forte al mercato. Nei prossimi mesi si concluderanno le procedure di Asset Quality Review delle banche ed è verosimile che la BCE ne voglia attendere il completamento prima di poter agire visto che il sistema creditizio è uno dei nodi problematici del contesto europeo.

Le reazioni sul mercato

L’eurodollaro, il cambio evidentemente sotto l’occhio dei riflettori, ha mantenuto in questi giorni una prolungata lateralità che poco ha fatto trasparire le aspettative degli operatori. Certo, la mancata discesa del cambio sulla pubblicazione dell’inflazione in qualche modo ha lasciato intendere di come il mercato non si attenda interventismo da parte della BCE. E l’inazione vorrebbe verosimilmente significare un euro ancora forte nei confronti del dollaro e siamo abbastanza confidenti che Draghi si terrà ben lungi dal fare espliciti riferimenti al tasso di cambio.

Sarà lecito dunque attendersi potenziali scenari di iniziale ribasso, laddove si sconta proprio l’eventuale prolungato attendismo, che poi potrà trovare definizione in movimenti rialzisti in grado di trascinare il prezzo ben al di sopra di area 1,38. 1,3850 è il livello guardato a vista.

Nell’ipotesi ben meno verosimile di una qualche manovra da Francoforte, la reazione sarebbe ribassista con relativo superamento al ribasso dell’area di 1,37 verso quel famoso 1,3640 che comunque potrebbe respingere in maniera violenta il prezzo. Non ci attendiamo invece stravolgimenti sul fronte delle Borse che, per estremizzare la sintesi, stanno seguendo altre dinamiche.

QUADRO TECNICO

EurUsd: dunque ancora grande indecisione per il cambio principe che dopo gli ottimi test di area 1,3815 ha ieri fatto registrare discese discrete che comunque non sono state rilevanti laddove non è stato neanche toccato il primo livello di supporto a 1,3740. Il possibile orientamento in intraday è ancora ribassista, come si evince dal time frame a 4 ore, verso ribassi oltre 1,3740 in area 1,37. 1,3720 potrebbe essere il prezzo al quale si arriverà prima della BCE. Un secondo possibile scenario evidenzia invece un superamento di area 1,3780 per la ripresa, già nella mattinata, di 1,3810. I livelli post reazione sono, come detto sopra, il cruciale 1,3640 come supporto e l’1,3845 seguito da 1.3875 al rialzo.

UsdJpy: buone ancora le salite di questa notte sul cambio. Il time frame orario si è confermato in assoluto il migliore per cavalcare in intraday la risalita della price action con la media mobile esponenziale a 21 periodi che ha funzionato egregiamente in tutti i retest del prezzo per le successive ripartenze. Il grafico orario mostra lo sviluppo di una potenziale divergenza regolare ribassista prezzo-stocastico che però andrebbe lavorata al superamento di 103,75 verso area 103,50/45. Se il pivot daily insieme alla media 21 dovessero confermare la loro tenuta in qualità di supporto, possiamo attenderci ripartenze del prezzo 104,10 e 104,45.

EurJpy: molto bella anche la risalita del cross che ha vissuto momenti di discesa legati ai cali dell’eurodollaro. L’ottima precisione del grafico orario è andata perciò sporcandosi senza però invalidare l’ottica rialzista che permane e che da di 143 una nuova buona area per acquisti verso 143,45 in primo luogo. Salite dell’euro, consentirebbero approdi verso 143,80. Più contorto un eventuale scenario ribassista che appare prematuro se non al perforamento al ribasso di 142,75 verso il maggiore livello di supporto a 142,30.

GbpUsd: continua questa lateralità del cable, descritta dall’area di 1,6620 e 1,6660. Anche qui il grafico orario appare quello migliore per la tradabilità di questo cambio, con la possibilità di lavorare la congestione in limit entry in sinergia con le indicazioni dell’oscillatore stocastico e di girarsi repentinamente al rialzo verso 1,6685 e con maggiore prudenza al ribasso attendendo il break di 1,66 verso 1,6565.

AudUsd: segnali di debolezza del cambio che sul giornaliero potrebbe dare evidenza di una divergenza regolare ribassista tra prezzo e stocastico. Il grafico a 8 ore conferma, grazie anche alla media 21, l’importanza dell’area di supporto a 0,9220 che può consentire posizionamenti long dato l’ottimo rapporto rischio-rendimento. 0,9245 i l primo obiettivo seguito da 0,9270. Buono qui l’eventuale stop&reverse verso 0,9175.

Ger30 (Dax): sottilissima la price action del Dax che continua a mantenersi in forza relativa inferiore rispetto alla gran parte degli indici azionari benchmark. Il grafico a 4 ore continua a mostrare possibili scenari di divergenza ribassista visto l’oscillatore in perdurante ipercomprato. Ma anche qui il grafico orario appare quello migliore, laddove la media 21 è perfetta in ottica di supporto dinamico. Le possibili fiammate di volatilità della sessione europea potrebbero portare a strappi al ribasso sotto 9.600 in direzione 9.560 e sopra 9.640 in ottica 9.690.

XauUsd (Oro): buona dunque la ripresa dell’oro che in H4 ha avvalorato lo scenario di divergenza regolare rialzista con contestuale superamento dell’ottima direzionale media mobile esponenziale a 21 periodi de della resistenza in area 1.290 che fa ora da supporto. Possibili le risalite verso 1.298 oltrepassato il quale sarebbe ipotizzabile rivedere 1.308. Se il livello dovesse tenere, sarebbe ottimo il RR in vendita.

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