Mario Draghi e Angela Merkel, senza dubbio le due personalità più influenti e potenti dello scenario politico europeo, raramente si sono incontrate in un periodo così delicato per i mercati e decisivo per le sorti della moneta unica, forse paragonabile soltanto alla crisi del debito sovrano.
Tra le minacce interne all’Eurozona – tra cui si possono citare la Brexit, le ondate populiste e la crisi del settore bancario italiano – e quelle invece esterne, in primis il cambiamento al vertice dell’amministrazione Usa, che ha assunto un atteggiamento molto critico nei confronti della Germania, il presidente della Bce e la Cancelliera tedesca saranno molto impegnati a trovare una soluzione ai problemi che affliggono l’area euro.
La riunione è stata indetta per parlare delle questioni più urgenti per la regione, ma anche se come visto queste non mancheranno di tenere impegnati il banchiere e la Cancelliera, non è difficile immaginare che le discussioni possano vertere anche su altri affari impellenti extra Eurozona.
Pochi giorni dopo che gli Stati Uniti hanno accusato Berlino di svalutare l’euro e di sfruttare a suo vantaggio quello che viene soprannominato dallo staff di Donald Trump un “marco travestito, la Germania ha registrato un surplus commerciale record: nel 2016 la locomotiva economica d’Europa ha venduto 252,9 miliardi di euro di servizi e beni in più rispetto a quelli comprati al resto del mondo.
I dati non piaceranno al governo Trump, che ha allo studio politiche di protezionismo e isolazionismo per poter rendere più economici i propri beni e servizi. Sono fattori che rischiano di intensificare la guerra valutaria già in atto tra Cina, Usa, Eurozona, Giappone e altri. Il governo Merkel sostiene che i prodotti tedeschi sono così apprezzati che tutti li vogliono.
Dalla sua parte Merkel ha il fatto che lei e i suoi ministri si sono sempre schierati contro le politiche di alleggerimento monetario straordinarie varate dalla Bce di Draghi, che tendono a indebolire l’euro e tenere i tassi ultra bassi. Al prossimo summit in Germania del G20 dei ministri delle Finanze, previsto per marzo, non mancheranno i momenti di tensione.
Minacce da voto in Francia, Tapering QE e Trump
A proposito di tensioni, i mercati sono innervositi dall’avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Francia e dal rinnovato pericolo di default della Grecia. Una eventuale vittoria, data come poco probabile ma non impossibile, di Marine Le Pen al secondo turno, sancirebbe quasi sicuramente la fine del progetto dell’euro.
Nell’anno delle superelezioni, che potrebbe anche vedere la clamorosa disfatta della stessa Merkel, data indietro nei sondaggi pre elettorali in Germania, si temono anche le prospettive di una riduzione del Quantitative Easing della Bce ad aprile. Motivi per il quale i rendimenti dei titoli di Stato dei paesi più indebitati dell’area euro e gli Spread con i Bund tedeschi hanno visto dei balzi notevoli nelle ultime sedute, prima di vivere una fase di assestamento ieri.
Anche per motivi politici, visto che la Germania è in piena campagna elettorale, Merkel e il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble hanno esortato la Bce a rimuovere gradualmente il programma di QE ora che crescita e inflazione si stanno riprendendo. Il problema è che, tra i paesi economicamente più potenti, lo stanno facendo quasi esclusivamente solo in Germania.
Dopo che sono emerse profonde divisioni tra i membri del board dell’Fmi su quale medicina è la migliore per curare il problema del debito greco, giudicato “esplosivo” e insostenibile in un report dello staff dell’istituto, il terzo pacchetto di aiuti dei creditori della troika, di cui l’Fmi fa parte, è in forse.
Per ora i mercati finanziari (segui live blog di Borsa) sono abbastanza calmi in una giornata che sarà scandita da una sfilza di trimestrali societarie. L’euro si sta indebolendo sul dollaro ma è distante dai minimi toccati ieri. Il petrolio è in rialzo dopo la sbandata di due giorni fa e della prima parte della giornata di ieri. Il Brent quota 55 dollari al barile.