NEW YORK (WSI) – Questa volta i rating riguardano loro, i banchieri centrali. D’altronde sono loro che con le loro decisioni di politica monetaria forgiano il destino dell’economia, dei mercati, della finanza, e delle banche, viste le maxi iniezioni di liquidità che vanno a confluire nel sistema finanziario, senza dare veri aiuti all’economia reale.
I giudizi riguardano Mario Draghi, presidente della Bce, Haruhiko Kuroda, numero uno della Bank of Japan e Ben Bernanke, timoniere della Federal Reserve. Il giudice è Jim McCaughan, amministratore delegato di Principal Global Investors, società globale di gestione degli asset.
Ebbene, Draghi è in fondo alla classifica, e riceve un “C”, Bernanke è secondo con un “B” e la palma d’oro spetta a Kuroda con un “A-“. Il banchiere fiorentino è insomma quello che fa peggio tra i principali banchieri centrali del mondo. Perchè? “L’unica ragione per cui ha ricevuto un C è che sta facendo meglio del suo predecessore Jean Claude Trichet”. Di certo, non una spiegazione confortante.
Su Bernanke “stiamo parlando molto della strategia di exit della Fed, e di quello che accadrebbe con la fine del quantitative esasing. (Ma) non ci sono assolutamente segnali di una uscita dalla strategia della Bce, che ha aumentato in modo massiccio il proprio bilancio. L’economia non risponde, non c’è trasmissione. Il problema insomma è che la Bce ha aumentato la liquidità offerta alle banche e tagliato i tassi di interesse, ma queste misure non si sono tradotte in una crescita economica. Tanto che il pil dell’Eurozona si è contratto dello 0,2% nel primo trimestre su base trimestrale.
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