Economia

Draghi: l’euro è qui per restare, l’Eurozona agirà di conseguenza

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Bruxelles – Mario Draghi parla al cospetto della Commissione bancaria del Parlamento europeo, illustrando e spiegando le ultime manovre di politica monetaria intraprese la scorsa settimana dalla Banca centrale europea. “La Bce ha deciso all’unanimità di abbassare i tassi di 25 punti base portando il principale tasso di rifinanziamento allo 0,75% e il tasso di deposito a zero”, ha esordito Draghi, parlando poi di “rischi concretizzati al ribasso sull’outlook della crescita”.

Di fatto, nel secondo trimestre di quest’anno si è assistito ad “un indebolimento della crescita” nell’area euro, in un contesto di “elevata incertezza”, ma guardando in avanti si prevede “una graduale ripresa”. “La Bce resta impegnata a svolgere il proprio mandato e ha piena capacità di agire in modo tempestivo”.

Detto questo, l’insieme delle politiche monetarie praticate dalla Banca centrale europea è e continuerà ad essere orientato all’obiettivo principale, previsto dal suo mandato istituzionale: mantenere la stabilità dei prezzi. “E quando dico stabilità dei prezzi intendo in entrambe le direzioni: al rialzo e al ribasso”, ha affermato il presidente della Bce. Con questo intendendo che la Bce punta ad evitare sia che l’inflazione si spinga oltre un certo limite, sulla crescita dei prezzi, sia che all’opposto queste dinamiche si indeboliscano eccessivamente finendo in deflazione.

Draghi ha definito “audaci” le misure che in generale sono state adottate dalle Banche centrali, invitando ora le altre istituzioni, i “governi” in particolari, a fare altrettanto. Parlando delle misure adottate in Italia, Draghi ha rivolto un plauso alla spending review, affermando che il piano aiuterà il paese a raggiungere gli obiettivi fiscali e dunque a risanare i conti. “In Italia – ha rilevato Draghi – sono state portate avanti riforme su concorrenza e flessibiltà del mercato del lavoro”.

Sul quadro generale ha detto deciso: “L’euro è qui per restare e l’area euro assumerà tutti i passi necessari per garantirlo”.

Draghi ha sottolineato che “molti progressi sono stati compiuti a livello di consolidamento fiscale e riforme strutturali” dalle varie nazioni. Il motivo per cui non si vedono ancora gli effetti in alcuni paesi è dovuto al fatto che tali azioni sono relativamente recenti e seguono anni di “politiche errate”. La ragione, poi, per cui alcuni paesi indebitati stanno scivolando in recessione è perchè stanno aumentano le tasse, senza tagliare le spese”. In ogni caso, le condizioni in cui versa al momento l’economia globale sono migliori e “completamente diverse” da quelle dello scorso novembre.

Riguardo alla creazione di un organismo di supervisione per le banche europee, Draghi ha detto che la Commissione dovrà formulare una proposta ad hoc. “Noi stiamo riflettendo sulla supervisione delle banche”, senza mettere a repentaglio la reputazione dell’imparzialità della Bce e dunque raggiungere un accordo che garantisca un accordo sull’indipendenza della politica monetaria. Le sinergie con il mondo bancario ci saranno comunque, e ci sono già ora, visto che nel comitato della Bce 14 su 17 membri sono supervisori di istituti di credito.

Sull’attribuzione di maggiori poteri Draghi ha affermato che “non siamo stati noi a chiedere nuovi poteri” e ha ribattuto a un parlamentare affermando che la Bce “è molto trasparente”. Tale trasparenza è dimostrata dai vari bollettini, dalle conferenze stampa, dai vari comunicati. E comunque, “è il Consiglio europeo che ci ha chiesto di assumerci la vigilanza sulle banche”. Botta e risposta con il parlamentare, che ha anche ironicamente chiesto a Draghi di parlare degli “stipendi dei banchieri”. Imperterrito il numero uno della Bce, che ha risposto affermando che la questione è stata sollevata spesso da lui stesso.