Economia

Draghi, la ricetta per rilanciare la competitività dell’Unione Europea

Mario Draghi ne è convinto: se l’Europa non vuole perdere il treno della competitività deve “investire una quantità enorme di denaro in un tempo relativamente breve”. Questo in estrema sintesi il messaggio lanciato, sabato scorso 24 febbraio, dall’ex premier italiano e ex presidente Bce durante il primo confronto con i ministri dell’Economia dell’Ue sul rapporto sul futuro della competitività, commissionato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che sarà presentato dopo le elezioni europee di giugno.
Dopo l’Ecofin, sarà la volta del Parlamento europeo, per un incontro tra Draghi e i presidenti delle 24 Commissioni dell’Eurocamera in agenda a Strasburgo domano 27 febbraio.

Draghi: solo per transizione green e digitale servono 500 miliardi

L’ex premier è arrivato all’Ecofin informale di Gand, sgombrando il campo da ogni equivoco. il divario con gli Usa si sta allargando. “Dopo la crisi del 2010 agli Stati Uniti sono serviti due anni per tornare ai livelli precedenti, all’Ue nove. Nell’Unione mancano investimenti pari all’1,5% del Pil, ovvero 500 miliardi di euro. Insomma, c’è un divario ovunque: nella produttività, nella crescita del Pil, nel Pil pro capite”.

Dalle prime indicazioni emerse dal suo studio, solo nella transizione verde e digitale servirebbero 500 miliardi l’anno. A questa cifra vanno aggiunti gli investimenti necessari nella difesa e per gli investimenti produttivi.

Draghi ha quindi chiesto ai ministri dell’Economia europei come intendano muoversi. Ma soprattutto la loro opinione su un fondo Ue dedicato, o di un prestito o anche di partenariati pubblico-privati in cui svolga un ruolo la Bei. Oltre il Recovery, insomma, ci si interroga sulla necessità di un fondo Ue per la competitività.

“L’ordine economico globale in cui l’Europa ha prosperato è scosso da tutta una serie di fattori”, ha spiegato Draghi ai ministri, facendo riferimento all'”alta dipendenza dall’energia russa, le esportazioni cinesi e la dipendenza per la difesa dagli Usa. In tutto ciò si aggiunge la velocità richiesta sulla transizione quella ulteriore impressa dall’IA”. Insomma, i cambiamenti viaggiano spediti e, pertanto, occorre trovare un risposta altrettanto veloce.

All’incontro sarebbe emerso un forte accordo sulla diagnosi di Draghi, assieme al senso dell’urgenza di agire. Ma con delle divergenze su come affrontare la questione degli investimenti pubblici, anche alla luce del nuovo Patto. Punti di vista diversi anche circa come strutturare il bilancio Ue. Una convergenza sarebbe invece emersa sulla necessità di ridurre i prezzi elevati dell’energia, gli oneri normativi e completare un forte mercato unico.

Difesa: avanza ipotesi Eurobond

Sulla difesa, intanto, avanza l’ipotesi di Eurobond, con il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, che dopo aver ribadito di esser convinto che nell’Ue “abbiamo bisogno della capacità di finanziare obiettivi comuni con fondi comuni”. Non molti giorni fa, parlando a Washington, l’ex premier italiano aveva gia’ fatto trapelare un primo forte sprone gia’ individuato per l’Europa: “darsi una mossa” sulla difesa in particolare coordinando la spesa, per evitare duplicati e sprechi negli investimenti.

Il rapporto Draghi

Il rapporto di Draghi si basa su un’ampia raccolta di dati e fatti, per identificare sia le condizioni generali necessarie a migliorare la concorrenza, sia i settori in cui sarebbe necessario intervenire. L’idea è  che l’analisi esamini sia le sfide e sia punti di forza dell’Europa formulando delle raccomandazioni dove necessario. Il rapporto sta raccogliendo diversi contributi, anche dal mondo accademico, su vari argomenti. L’obiettivo, appunto, è  quello di pubblicarlo entro la fine del primo semestre di quest’anno, ma comunque dopo le elezioni europee del 6-9 giugno.