NEW YORK (WSI) – Mario Draghi si confessa. In un’intervsita alla Bild tedesca, il presidente della Bce ha parlato della scarsa inflazione nell’area euro, dell’impatto dei tassi di interesse bassi sui risparmiatori – in particolare a essere arrabbiati sono quelli tedeschi – del problema annoso del debito pubblico greco e del referendum sulla Brexit, il cui appuntamento si avvicina (mancano ormai meno di due mesi).
Al giornalista che gli chiedeva come mai un banchiere centrale italiano, che i tedeschi temevano potesse scatenare un’inflazione troppo elevata, non riesce a stimolare i prezzi al consumo, Draghi ha detto che in Germania possono stare certi che la Bce sta facendo tutto il possibile per portare l’inflazione sui livelli desiderati, intorno al 2%.
Per farlo la Banca centrale europea ha imposto tassi di interesse talmente bassi da aver toccato i minimi storici. Ciò ha un impatto negativo sui soldi e beni dei risparmiatori, con i conti in banca che non rendono quasi nulla. L’alternativa non c’è, tuttavia, secondo Draghi.
“I tassi di interesse sono bassi perché la crescita è bassa e l’inflazione è troppo bassa. Pensate a quale sarebbe l’alternativa: se alzassimo ora il costo del denaro, ciò sarebbe negativo per l’economia e provocherebbe una deflazione, disoccupazione e una nuova recessione“.
I rendimenti provengono dalla crescita, ha spiegato Draghi, “pertanto è nell’interesse dei risparmiatori che la crescita diventi più solida e che l’inflazione si stabilizzi”.
Draghi: non c’entra nulla il fatto che sia italiano
Molti risparmiatori, poi, sempre secondo Draghi, “traggono beneficio dai tassi bassi perché sono anche acquirenti di case, imprenditori, contribuenti” e lavoratori per aziende che stanno beneficiando delle politiche monetarie estremamente accomodanti.
Ai tedeschi che si lamentano perché la Germania è il paese maggiormente penalizzato da questa situazione, Draghi ricorda che ci sono alternative agli investimenti e che per esempio gli Stati Uniti hanno dovuto attraversare un periodo di tassi zero molto lungo, durato sette anni.
“Il sistema finanziario e assicurativo ha continuato a funzionare. I soldi sono stati investiti in tanti altri modi diversi, che alla fine hanno consentito di ottenere ritorni da investimento decenti“.
In risposta al fatto che le critiche provenienti dalla Germania sono particolarmente aspre per il semplice fatto che Draghi sia italiano, l’ex capo della Banca d’Italia ha risposto che “a parte i media tedeschi non c’è nessuno al mondo che è interessato al fatto che io sia italiano”. Anche perché “anche tutte le altre banche centrali stanno seguendo le stesse strategie” in ambito di politica monetaria.
Secondo il giornalista sono però proprio le politiche del “denaro a basso costo” che non stanno funzionando. Draghi la pensa diversamente:
“Le nostre politiche stanno funzionando, ma dobbiamo avere pazienza. La fiducia degli investitori non ancora del tutto ritornata. Da due anni, l’economia dell’area euro cresce mese dopo mese, le banche sono tornate a prestare e la disoccupazione sta scendendo progressivamente”.
Nel frattempo i paesi dell’Eurozona sono di nuovo in grado di comprare i prodotti tedeschi, operazioni grazie alle quali le società in Germania riescono a compensare il calo delle attività commerciali con la Cina.
“Si tratta tuttavia di un processo lento, dopo una crisi che è stata la più grave dalla Seconda Guerra Mondiale“.
Draghi molto filosoficamente sottolinea che i tassi zero oggi sono propedeutici a un rialzo dei tassi domani. “Quando l’economia crescerà con maggiore fermezza e l’inflazione torna a essere vicina al nostro obiettivo, allora i tassi torneranno a salire”.
Quel momento sembra molto lontano nel tempo, troppo per i contribuenti e risparmiatori tedeschi. In Germania c’è chi chiede che la Bce tenga alta la pressione sui paesi meno virtuosi come Italia e Francia per continuare a chiedere il rispetto dei patti di Stabilità e il rigore fiscale. I tassi zero rischiano invece di ottenere l’effetto contrario, secondo i falchi tedeschi, favorendo il superamento di misure di austerity impopolari.
Il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble, che ultimamente è diventato uno dei più aspri critici delle misure ultra accomodanti di Draghi, ha detto che le politiche della Bce stanno danneggiando i risparmiatori e aiutando di conseguenza i partiti populisti.
Draghi spiega che mettere pressione sui governi perché varino riforme e rispettino gli impegni di bilancio “non è il nostro compito”. “Non sarebbe democratico per una banca centrale dire ai governi eletti quello che devono fare“. Peccato che la Bce, all’apice della crisi del debito sovrano dell’area della moneta unica, lo abbia già fatto.
Draghi ha concluso lanciando un avvertimento al popolo britannico: “Non voglio credere che preferiranno uscire dall’Unione Europea, siamo più forti se uniti. Ma se lo faranno una cosa è certa: perderanno tutti i benefici del mercato unico”.