Società

Draghi, poche parole, parlano i fatti. Uno stile che piace agli italiani

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La comunicazione è importante, sia in politica che in finanza. Lo sa benissimo Mario Draghi. Durante le sue conferenze stampa alla Bce i giornalisti passavano ai raggi x ogni singola parola. Nelle abitudini dei banchieri centrali nessuna parola è superflua, tutto è ponderato nei minimi termini per non lasciare adito alle interpretazioni degli investitori, che potrebbero rivelarsi poi infondate.

Draghi ha così portato a Palazzo Chigi lo stesso stile istituzionale e freddo di Francoforte, nel quale non si commentano i rumors e soprattutto non si creano. Niente più dirette Facebook a tarda sera secondo lo stile a cui ci aveva abituato l’ex responsabile della comunicazione del governo Rocco Casalino. Una regola seguita finora da tutti i componenti del governo.

D’altronde lo stile del nuovo governo l’ha indicato lo stesso Draghi durante la prima riunione del Consiglio dei ministri: si comunica solo quando si ha qualcosa da comunicare.

Quando poi c’è da comunicare manda avanti i suoi ministri. Lui rimane dietro le telecamere.
Uno stile che sembra piacere agli italiani. Secondo un sondaggio condotto da Termometro Politico il silenzio sui media del premier viene apprezzato da poco più di quattro intervistati su dieci.

Il 30,3%, pur condividendo questa sobrietà istituzionale, preferirebbe che il premier facesse sentire la propria voce per far capire le proprie idee. Per un quarto degli italiani (25,9%) il silenzio di Draghi è invece sbagliato perché in questo modo non fa capire cosa vuole fare e perché.

Uno stile di comunicazione che sembra anche efficace visto che, sempre secondo Termometro Politico, dopo il calo delle ultime due settimane, la percentuale di italiani che ha fiducia in Mario Draghi è tornata a crescere attestandosi al 58,2 per cento.

Per quanto riguarda la gestione dell’emergenza sanitaria agli italiani è piaciuta anche la scelta del premier Draghi di sostituire il commissario Arcuri con il generale Figliuolo, apprezzata da quasi sei italiani su dieci (57,8%). Il 13,5% ha invece boccia la decisione. Pochi quelli che rimpiangono Arcuri (21,5%).

I sondaggi realizzato con metodo Cawi, 2.700 interviste raccolte tra il 2 e il 4 marzo 2021.