ROMA (WSI) – L’accusa è pesante, ma non sarà certo una novità per il presidente della Bce Mario Draghi, abituato a dover fare i conti con le bacchettate varie tedesche. L’ultimo monito arriva da Hans-Werner Sinn, responsabile dell’Ifo, istituto economico della Germania che pubblica periodicamente l’omonimo indice.
“Il rischio di una deflazione è soltanto un pretesto per il QE, per dar vita a un programma di salvataggio per il sud Europa”, ha detto Sinn, che motiva la sua dichiarazione affermando che il calo dell’inflazione è dovuto ai prezzi più bassi del petrolio e che, dunque, “non c’è bisogno che la Bce agisca”.
Inoltre, un QE “conferirebbe alla Bce la funzione di prestatore di ultima istanza verso stati individuali” dell’Eurozona, ha aggiunto. Sinn ha aggiunto che il programma OMT della Bce – piano per l’acquisto di bond, annunciato da Draghi nel 2012, dopo la promessa di fare “qualsiasi cosa sia necessaria” per difendere l’euro, presenta ulteriori rischi per l’unità dell’area euro, sottolineando che l’Europa farebbe fronte a un grande problema costituzionale se il tribunale dell’Ue decidesse di dichiarare legale nella sentenza attesa (e non vincolante), che sarà resa nota domani, 14 gennaio.
La Corte Costituzionale tedesca ha stabilito l’anno scorso che attraverso il lancio dell’OMT, la Bce è andata probabilmente oltre il suo mandato e ha chiesto di conseguenza alla Corte di Giustizia europea di decidere sulla legalità del programma.
Sinn ha avvertito che la Germania potrebbe arrivare al punto di essere vincolata costituzionalmente a lasciare l’euro. “Qualcuno deve arrendersi e quel qualcuno dovrebbe essere la Bce, che dovrebbe rinunciare all’OMT volontariamente”. (Lna)
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