Il tasso di cambio non è un “policy target” della Bce, ma è una fonte di “preoccupazione” per alcuni membri del board ed è sicuramente un fattore di “incertezza” che necessita “monitoraggio” per il livello dei prezzi. I riferimento è al rafforzamento dell’euro che rischia di compromettere la ripresa dei paesi più indebitati dell’Eurozona e ritardare il livellamento dell’inflazione sugli obiettivi prefissati dalla Banca centrale.
In una conferenza nella quale il presidente Mario Draghi ha confermato, come atteso, i livelli dei tassi d’interesse e l’entità del Qe, il numero uno della Bce ha puntualizzato che la politica monetaria deve restare “accomodante”, nonostante i segnali di rafforzamento dell’economia europea. Incalzato dalle domande dei giornalisti Draghi ha offerto un dettaglio in più sul futuro del Quantitative easing: “Il grosso delle decisioni saranno discusse nel meeting di ottobre”.
Questo, però, non significa che allo stadio attuale ci siano già orientamenti di massima sul possibile tapering. Per il momento, ha spiegato il presidente della Bce, il meeting odierno è stato focalizzato sui possibili trade-off dei vari scenari. Si dalla nota introduttiva, però, Draghi ha messo in chiaro che l’estensione e la dimensione del programma straordinario di acquisto di Bond potrebbe essere resa più accomodante, se necessario.
Per raggiungere i livelli d’inflazione desiderati, verso i quali il rafforzamento dell’euro sembra remare contro, sarà necessaria “pazienza” ha detto Draghi. Si può dire che il tasso cambio, che ha rafforzato sensibilmente l’euro, abbia “innegabilmente” ristretto le “condizioni finanziarie” per quanto restino “supportive”, ha ammesso il numero uno dell’Eurotower.
Il messaggio di Draghi, tirando le somme, non sembra prendere una direzione chiara: pur avendo dato risalto ai dati economici in miglioramento, che dovrebbero lasciar intendere mosse volte a moderare l’impostazione espansiva, Draghi ha aperto alla possibilità di estendere ulteriormente Qe consapevole che il livello dei prezzi potrebbe restare troppo a Sud, complice il rafforzamento dell’euro.