BRUXELLES (WSI) – Senza sorprese la Banca Centrale Europea (Bce) ha lasciato intatto il costo del denaro allo 0,5% e gli interessi sui depositi allo zero. Il tasso marginale, quello che le banche devono sborsare per ottenere prestiti dall’istituto centrale, resta all’1%. Dei 63 economisti interpellati da Bloomberg solo uno, di Wells Fargo, prevedeva un cambiamento di politica e nel dettaglio una riduzione di un quarto di punto percentuale.
La Bank of England, dal canto suo, ha mantenuto lo status quo sui tassi e ha deciso di confermare anche il programma di acquisto di titoli pubblici, ricalcando quanto fatto anche ieri dalla Federal Reserve americana.
Segnali positivi sono giunti dall’economia dell’area euro: le ultime indagini e dati hanno indicato “alcuni ulteriori miglioramenti dall’attività”. Lo ha affermato il presidente della Bce Mario Draghi nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo, aggiungendo che nessun paese non ha regisrtato un miglioramento. “Si rafforza la prospettiva di una stabilzzazione dell’economia, a livelli bassi”.
Tali fattori hanno consentito all’istituto di confermare le linee guida, nella convinzione che “per nessun Paese sussiste il pericolo di deflazione“. Malgrado i miglioramenti rilevati, Draghi ha ripetuto il ritornello con il quale intende rassicurare i mercati circa il fatto che non intende alzare i tassi di interesse “per un protratto periodo di tempo”, nel quale prevede infatti di mantenerli ai livelli attuali o più bassi.
Le minacce citate da Draghi per la stabilità sono state la volatilità dei mercati, la domanda interna ancora debole e il progresso lento delle riforme strutturali dei paesi più in difficoltà del Sud d’Europa.
La liquidità rimarrà abbondante finché ce ne sarà bisogno, almeno fino a luglio 2015. Il mercato del lavoro rimane debole e ha bisogno di essere riformato per aumentare la competività. Draghi ha lanciato anche un appello per un processo di consolidamento nel settore bancario, dicendo che i governi non devono da parte loro smettere di ridurre i deficit, ma allo stesso tempo devono varare strategie volte ad alimentare la crescita.
Una conferenza priva di notizie di rilievo è stata interpretata come un segnale positivo dai mercati, che infatti hanno accelerato al rialzo in Europa, in una giornata convincente sotto il profilo macro e che fa ben sperare per una ripresa nell’area euro. L’attività manifatturiera, misurata nell’indice Pmi, è torntata a crescere in Eurozona dopo due anni di contrazione. Nel frattempo l’inflazione è restata ferma all’1,6% nel secondo trimestre, a distanza di sicurezza dalla soglia limite del 2% imposta dalla Bce.
Gli economisti interpellati da Bloomberg sostengono che il timoniere della Bce potrebbe avere guadagnato una fiducia tale nello stato di salute dell’economia da consentirgli di evitare di mettere a punto nuove misure di sostegno alla ripresa.
Difficilmente, tuttavia, romperà la promessa senza precedenti avanzata in giugno circa il mantenimento dei tassi ai minimi o su livelli ancora più bassi per un periodo prolungato.
“Sono tutti un po’ più ottimisti circa la seconda parte dell’anno”, ha detto a Bloomberg Janet Henry, chief economist di HSBC per l’Europa. La Bce sta mantenendo la porta aperte a nuove eventuali manovre, se si renderanno necessarie, ma al momento lo scenario di fondo è intatto: vedremo una ripresa timida alla fine dell’anno”.
Il mese scorso Draghi aveva citato l’accesso al credito «sempre più difficile» per imprese e famiglie come uno dei fattori principali tra quelli che spingono l’istituto di Francoforte a mantenere i tassi invariati al minimo dalla nascita della moneta unica.
Oltre alla stretta creditizia l’altro fattore che rischia di minare la ripresa europea è la domanda esterna, in particolare dai Paesi in via di sviluppo. Il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato la crescita economica nel 2013 al 3,1% dal 3,3%, citando un’espansione più timida della crescita Usa negli ultimi due trimestri in Cina.
Il compito del banchiere romano sarà quello di alimentare la crescita rassicurando al contempo i mercati finanziari sul fatto che non intende imporre misure monetarie restrittive troppo presto, come ha fatto nel 2011.
Anche se in luglio l’industria manifatturiera è cresciuta al ritmo più elevato da due anni e sebbene la fiducia delle imprese è aumentata per il terzo mese di fila, in giugno le attività di prestito a nuclei familiari e aziende dei paesi membri del blocco a 17 sono diminuite come mai prima d’ora.
Da quando un anno fa Draghi ha pronunciato la famosa frase “faremo tutto il possibile” per salvare l’euro, che è stata seguita dall’annuncio del programma OMT di acquisto dei titoli di Stato dei paesi che ne avessero bisogno, l’Eurozona – secondo il banchiere – ha registrato un “ritorno alla normalizzazione nei mercati finanziari, progresso nella lotta contro la frammentazione nei mercati creditizi e il ritorno dei flussi di capitali nell’area”.
Draghi ha annunciato inoltre chepresenterà “questo autunno” al Consiglio direttivo una proposta per introdurre la pubblicazione dei verbali di ‘minute’, ovvero un resoconto dettagliato delle riunioni del Consiglio stesso.