A cura di Matteo Oddi
Probabilmente il 2018 del pianeta crypto verrà ricordato come l’anno dell’attesa dell’ETF sul bitcoin e della correzione di oltre il 90% che ha investito il comparto.
Ma, a margine di questi due grandi filoni, potrebbe essere aggiunto un terzo fenomeno, non meno interessante: il boom dei fondi di investimento in criptovalute.
Un nuovo report pubblicato da Crypto Fund Research rivela che nei primi tre trimestri di quest’anno sono stati lanciati 90 fondi in criptovalute. E quella cifra dovrebbe raggiungere quota 120 prima della fine dell’anno.
Un passo da record, mantenuto in barba tanto al mercato Orso quanto alla situazione del segmento dei fondi di investimento in generale. I nuovi arrivati continuano a buttarsi nella mischia, indifferenti a performance deludenti come quelle del Digital Asset Fund di Pantera Capital, uno dei top player in questa nicchia, che segna -73% dall’inizio dell’anno.
“Nel 2018, nel bel mezzo del declino dei lanci di hedge fund tradizionali, i crypto hedge fund rappresentano un’aberrazione notevole”, ha detto Joshua Gnaizda, fondatore di Crypto Fund Research.
E aggiunge: “Anche se non crediamo che il ritmo di nuovi lanci sia sostenibile a lungo termine, attualmente ci sono pochi segnali che facciano presagire un rallentamento significativo”.
Spesso questi strumenti sono disponibili unicamente per una clientela di investitori accreditati, per questo motivo potrebbero rivelarsi un’ulteriore spia dell’interesse montante da parte dei grossi capitali, poco attratti dai crypto exchange tradizionali e dalla mancanza di regolamentazione e garanzie.
“In un contesto dove la maggior parte degli exchange non offre affatto standard elevati di sicurezza né servizi di custodia e assicurazioni dei fondi, si apre uno spazio di mercato attaccabile da diversi tipi di istituzioni”, dice Anatoliy Kyazev di Exante, società che ha lanciato il primo fondo di investimento in bitcoin nel 2011.
E di certo la situazione non cambierà finché gli exchange non si doteranno diffusamente di standard di livello più alto. Basti citare una ricerca di ICORating, pubblicata 3 giorni fa, che mostra come almeno il 32% delle piattaforme soffra di bug nel proprio codice sorgente. Bug responsabili, talvolta, di perdita di dati e malfunzionamenti dal punto di vista delle operazioni.