È il giorno della BCE: oggi, alle 14 ore italiane, la Banca centrale europea comunicherà la decisione sui tassi di interesse. Seguirà, come consueto, la conferenza stampa in calendario alle 14,45.
Cosa aspettarsi per oggi
La decisione appare scontata. Mercati e analisti si aspettano un taglio del costo del denaro di 25 punti base, il terzo da giugno, che porterà il tasso sui depositi al 3,25% e quello di riferimento al 3,45%. E non sarà l’ultima sforbiciata dell’anno.
Due le ragioni principali che dovrebbero condizionare la scelta: la paura di un rallentamento economico, e una lettura dell’inflazione complessiva al di sotto del target del 2%. I dati preliminari di settembre hanno indicato un calo all’1,8%, il livello più basso in oltre tre anni.
Ma il ciclo espansivo è solo all’inizio. Secondo le previsioni degli esperti, l’istituto di Francoforte dovrebbe chiudere l’anno con un nuovo taglio a dicembre. E nuovi tagli per tutto il 2025.
Le prospettive future
Per capire che cosa succederà nei prossimi mesi, gli analisti si concentreranno sulla consueta conferenza stampa successiva all’annuncio dei tagli.
Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud AM, si aspetta che Christine Lagarde dia segnali dovish, preparando ulteriori tagli.
“Il nostro scenario è di un altro quest’anno e diversi altri l’anno prossimo. La ragione principale è la debolezza della situazione economica. Le ultime indagini congiunturali sulle imprese sono state deludenti, mentre la Germania è alle prese con la recessione”.
A favorire la fase espansiva, è – secondo Jung – l’andamento favorevole dell’inflazione. In effetti, gli ultimi dati mostrano una lettura dell’inflazione complessiva al di sotto del 2% il mese scorso. Il governatore della banca centrale francese ha persino avvertito che l’inflazione potrebbe essere troppo bassa e che un contesto di questo tipo non è favorevole per l’economia nel suo complesso, in quanto modera la possibile crescita dei salari e quindi influisce sui modelli di spesa del consumatore tipico. Un terzo elemento è la comunicazione dei governatori della BCE, con la maggioranza dei “falchi” all’interno del Consiglio direttivo che non si oppone a ulteriori tagli dei tassi – con la notevole aspettativa del capo della banca centrale slovacca Kazimir.
In termini di tassi, gli esperti di IG Italia spiegano che “i dati macroeconomici spingono per una Bce dovish. Non ci sarà un impegno da parte dei membri della Bce a tagliare nuovamente il costo del denaro ma l’atteggiamento rimarrà molto dovish”. Alla luce della diminuzione dell’inflazione e della debole crescita economica, gli analisti si aspettano che “tagli consecutivi di 25 punti base nelle prossime tre riunioni consecutive della BCE, che porteranno i tassi a fine primo trimestre 2025 al 2,50% (tasso sui depositi)”.
Gli effetti dei tagli sui mercati
Passando invece ad analizzare i possibili effetti del taglio odierno, Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia di IG Italia, elenca in una nota i possibili effetti dei tagli sui mercati finanziari. Sul fronte dei mercati azionari, spiega l’esperto: “i mercati azionari tendono a salire in previsione di tagli dei tassi, poiché costi di prestito inferiori possono stimolare la crescita economica e gli utili aziendali”.
Per quanto riguarda, i mercati obbligazionari, invece, “tassi di interesse in calo generalmente comportano rendimenti inferiori, che a loro volta spingono i prezzi delle obbligazioni verso l’alto. Le obbligazioni esistenti, in particolare quelle emesse durante periodi di tassi più elevati, potrebbero diventare più interessanti per gli investitori in cerca di rendimento”.
Cosa potrebbe succedere all’EUR/USD?
“Le aspettative su una Bce ‘colomba’ hanno portato l’eurodollaro a scendere fino a 1,0870, livelli minimi da inizio agosto. E’ evidente che gli operatori stanno scontando un taglio dei tassi e toni dovish da parte della presidente Lagarde durante la conferenza stampa. I rischi sono che all’interno del Consiglio Direttivo ci siano dei contrasti e si possa decidere di avere una comunicazione piu’ neutrale e questo dovrebbe comportare un recupero da parte dell’eurodollaro (a 1,0950)” conclude Diodovich.