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È il giorno della FED, taglio scontato: sarà di 25 o 50 punti base?

L’appuntamento è fissato per oggi alle 20 ora italiana. È allora che la Federal Reserve americana dovrebbe annunciare, dopo quattro anni, il primo taglio dei tassi di interesse. La notizia appare scontata. L’unico dubbio ruota intorno alla portata della sforbiciata: sarà di 25 o 50 punti base?

Le stime per oggi

Secondo il FedWatch Tool del Cme Group, ora i trader puntano decisi verso un taglio di mezzo punto percentuale: è infatti un’ipotesi che registra il 63% di possibilità, contro il restante 37% per un taglio di un quarto di punto percentuale. Di sicuro, la decisione di mercoledì chiuderà una fase di forti rialzi dei tassi d’interesse per combattere l’inflazione, la più aggressiva dagli anni ’80, per aprirne una di tagli, che potrebbe durare un paio d’anni. Attualmente, i tassi sono al 5,25%-5,50%. Secondo il FedWatch, l’ipotesi più probabile (43,8%) è che, alla fine dell’anno, i tassi saranno al 4-4,25%, per un taglio, quindi, di 125 punti base.

“I presupposti macroeconomici per un taglio da 0,5% – spiega David Pascucci – Analista dei Mercati per XTB – 
ci sono tutti. Un’inflazione in calo al 2,5%, quella rilevata dal Bls, in piú un tasso di disoccupazione che é visto statisticamente in aumento nel corso dei prossimi mesi e un mercato del lavoro che di fatto non sembra essere in ottima salute”.

L’esperto sottolinea inoltre che il taglio aggressivo da parte della Bce, mascherato da una comunicazione fuorviante in cui si parlava di ribasso dello 0,25% del tasso sui depositi, nuovo riferimento per gli altri tassi in quanto la differenza tra tasso di rifinanziamento principale e tasso sui depositi é stata ora fissata a 15 punti base, potrebbe essere stato un segnale del fatto che il deterioramento del quadro macro generale presente a livello globale necessita di una spinta al ciclo di taglio dei tassi anche da parte della Fed che fino a prova contraria presenta dei numeri “peggiori” rispetto all’Europa.

Più caute le stime di Gilles Moëc, AXA Group Chief Economist and Head of AXA IM Research, che punta ad una riduzione di 25 punti base, che in una nota spiega:

“Mentre gli europei guardano con invidia alla performance economica degli Stati Uniti, a livello locale il dibattito politico è incentrato su come mitigare l’imminente rallentamento. Il mercato è indeciso se valutare 25 o 50 punti base per il taglio della Fed di mercoledì. Noi continuiamo a ritenere che la Fedsceglierà un taglio da 25 punti base, anche se non possiamo ovviamente esserne certi al 100%”.

Le prossime mosse

Guardando alle prossime mosse, Marc Seidner, CIO Strategie non tradizionali di PIMCO e Pramol Dhawan, Portfolio Manager di PIMCO, spiegano in una nota che, nella visione di base, la Fed taglierà tre volte quest’anno, per un totale di 75 punti base. Tutto questo in vista di un atterraggio morbido dell’economia Usa, ipotesi suggerita da “rendimenti azionari positivi e condizioni finanziarie che sembrano allentarsi. La disoccupazione rimane bassa rispetto ai precedenti cicli di taglio, nonostante un modesto ammorbidimento”.

Dopo il taglio di 50 punti previsto per la riunione di oggi, Blerina Uruci, Chief US Economist, T. Rowe Price, spiega che la FED segnalerà l’intenzione di tagliare i tassi di 25 pb ad ogni riunione di quest’anno.

“Questa sembra essere un’interpretazione più benevola dei recenti dati economici e del mercato del lavoro. Continuo a ritenere che nei prossimi 12 mesi la Fed probabilmente taglierà di circa 125 pb – 150 pb rispetto ai 250 pb prezzati dal mercato. Inoltre, se la Fed anticiperà l’azione politica e le condizioni finanziarie si allenteranno ulteriormente dopo la riunione di settembre, ciò fornirà ulteriore sostegno all’economia e arresterà qualsiasi ciclo nascente di decelerazione”.

Le conseguenze sui portafogli

Al di là delle ipotesi sull’entità del taglio, l’attenzione di mercati è concentrata anche su quello che ritiene essere il messaggio più importante, ovvero che l’economia Usa stia inequivocabilmente entrando in un periodo di rallentamento macroeconomico e che le Banche Centrali stanno togliendo il piede dal freno, abbassando i tassi. Questo avrà inevitabilmente effetti sulle scelte di investimento.

In questo contesto, gli esperti di Pimco suggeriscono di puntare sulle obbligazioni, che possono trarre vantaggio dagli atterraggi morbidi, offrendo al contempo un potenziale di copertura a basso costo contro gli scenari di atterraggio duro.

“Le tradizionali proprietà di copertura e diversificazione delle obbligazioni sono state messe in mostra all’inizio di agosto e all’inizio di settembre, quando il reddito fisso ha registrato un’impennata durante i periodi di volatilità del mercato azionario. Gli investitori potrebbero considerare il settembre 2024 come un momento opportuno per aggiungere ai portafogli un’esposizione al reddito fisso, sia per i vantaggi di diversificazione che per il potenziale di rendimento. Sebbene i rendimenti siano scesi rispetto ai livelli massimi, riteniamo che rimangano interessanti sia in termini nominali che corretti per l’inflazione e che il rally obbligazionario abbia ancora spazio per correre quando la Fed inizierà a tagliare i tassi”.

Maggiore prudenza  sul fronte azionario è invece suggerita da Andrea Delitala, Head of Investment Advisory di Pictet Asset Management: 

“Riteniamo oggi indispensabile adottare una maggiore cautela sul fronte dell’esposizione azionaria, rispetto a una prima parte dell’anno fatta invece in sovrappeso. A livello settoriale abbiamo un po’ ridotto i temi vincenti dei semestri scorsi legati all’intelligenza artificiale e ai semiconduttori, a vantaggio dei finanziari che riteniamo essere un po’ più sottovalutati rispetto a quello che potrebbe configurarsi quale nuovo regime di tassi più interessanti per l’attività bancaria. Da ultimo, non inseguiamo le obbligazioni di Stato, in particolare quelle americane (meglio eventualmente il Bund tedesco), mentre il credito dovrebbe cavarsela ancora egregiamente per qualche trimestre”.