L’economia americana, nel primo trimestre, ha marciato a pieno ritmo con un tasso di crescita, su base annua, del prodotto lordo (il pil) del 4,2 per cento e un aumento dei prezzi al consumo e al netto dei fattori volatili, del 2 soltanto. I dati, al contrario di quello che scrivono molti commentatori, forse tratti in inganno dalle reazioni incerte del mercato finanziario, sono migliori del previsto. La crescita del pil del 4,2 è inferiore al 5 che molti prevedevano: questo non è un dato negativo, ma positivo.
Infatti una crescita della domanda di investimenti e consumi durevoli troppo elevata, in presenza di un tasso di interesse molto basso come quello fissato dalla Federal Reserve, potrebbe innescare un surriscaldamento dell’economia e provocare pericolosi fenomeni speculativi. La crescita dell’ investimento è del 7,5 per cento, molto alto, ma non pericolosamente alto come il 10 che s’era previsto. La moderazione della crescita, su livelli sostenuti, è garanzia della sua capacità di durata.
Ed il fatto che l’indice dei prezzi al consumo “netto”, che è quello considerato dalla Federal Riserve sia solo il 2 per cento fa capire che i problemi di inflazione strutturale sono sotto controllo. Wall Street non ha reagito positivamente a questi dati perché l’aumento del pil era già stata incorporata nelle previsioni, in misura anche maggiore di quella effettiva: e non è chiaro che cosa farà Greenspan, per il tasso di interesse.
La crescita non squilibrata dell’investimento e l’aumento del 2 per cento dello indice netto dei prezzi al consumo possono far supporre che la Fed non lo aumenterà. Ma fra i fattori volatili esclusi dall’indice di prezzi c’è il petrolio che sta viaggiando su quotazioni pericolose. Inoltre, le altre materie prime subiscono aumenti di prezzo, connessi al boom asiatico. Questi aumenti prima o poi possono trasmettersi ai consumi.
L’indice di inflazione riferito al prodotto nazionale lordo americano è già al 2,5 per cento. Greenspan quindi potrebbe aumentare i tassi nonostante il periodo elettorale imponga cautela. E’ però certo che lo farà per moderare una crescita che è oramai consistente e che può dare una buona spinta anche all’Europa.
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