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E LA RUSSA PLACCA IL REPORTER

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MILANO – Momenti di tensione e finale convulso di conferenza stampa, nella sede del Pdl a Via dell’Umiltà, quando per la terza volta consecutiva, un uomo, Rocco Carlomagno, sedicente giornalista freelance e attivista politico (fa parte, ad esempio, del coordinamento nazionale contro i siti di stoccaggio nucleare e del coordinamento «aiutiamo l’Abruzzo») ha interrotto il premier Silvio Berlusconi.

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«Si vergogni, questa è la sinistra» è stato lo sfogo del Cavaliere, che ha chiesto diverse volte ai suoi collaboratori di fare uscire l’uomo dalla sala stampa, mentre il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, che già in un primo momento aveva raggiunto l’uomo seduto tra i giornalisti, si è nuovamente avvicinato a Carlomagno e dopo averlo energicamente invitato a parole a smetterla, lo ha preso per il bavero della giacca provando a trascinarlo con sé, sotto gli occhi di telecamere e macchine fotografiche che hanno ripreso l’intera scena. A questo punto l’uomo ha iniziato ad accusare il premier e il governo, mentre Berlusconi lasciava la sala, visibilmente irritato. All’uscita, il contestatore è stato preso di mira dai militanti del Pdl, che manifestavano fuori dal palazzo, diventando l’ultima ‘attrazionè di telecamere e giornalisti.

QUERELA – «Mi chiamo Rocco Carlomagno e querelerò il ministro Ignazio La Russa per aggressione perché la libertà di stampa si difende anche così» ha detto il contestatore, quando, finita la conferenza stampa del premier Silvio Berlusconi, è stato accompagnato all’esterno della sede del Pdl in via dell’Umiltà dalla security del Pdl. Rispondendo a chi gli chiedeva cosa fosse successo ha spiegato: «Quando La Russa si è accorto che volevo fare domande diverse da quelle preconfezionate fatte fino a quel momento ha cercato di chiudermi la bocca, è venuto subito a sedersi vicino a me per impedirmi di parlare e ha alzato le mani su di me».

QUANDO FECE INFURIARE PANNELLA – Rocco Carlomagno non è nuovo a questo genere di episodi: è infatti un frequentatore assiduo di conferenze stampa e manifestazioni di partito. Compare spesso nei dibattiti politici per porre domande irriverenti e fuori dagli schemi. Walter Veltroni, Massimo D’Alema, da ultimo Luciano Violante dieci giorni fa, sanno qualcosa del cipiglio argomentativo di Carlomagno che è stato iscritto al Pd, è vicino al Popolo Viola e tra le sue vittime illustri annovera nientemeno che Marco Pannella.

In una infuocata assemblea dei Radicali a Torre Argentina, con il leader radicale in sciopero della sete contro le candidature veltroniane alle politiche del 2008, Carlomagno chiede il megafono per urlare il proprio sdegno sulle liste «piene di indagati». Pannella gli dà la parola e Carlomagno si sfoga. Passano i minuti e quello non accenna a ricosegnare il microfono. Anche il pacifista guru radicale si spazientisce: «Ooooohhhh!!! Hai finito!?», urla a Carlomagno che mesto riconsegna il microfono.